Viminale e Difesa già al lavoro sulle strutture di detenzione per clandestini: 12 nuove strutture e potenziamento di quelle esistenti

Da Il Secolo d’Italia – I ministero dell’Interno e della Difesa sono già al lavoro per la costruzione dei nuovi Cpr, Centri di permanenza per i rimpatri, e il potenziamento di quelli già esistenti, decretati dal Consiglio dei ministri di lunedì.

Nella giornata di ieri, infatti, secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa Adnkronos, si è tenuta la prima riunione tecnica congiunta tra i due dicasteri per individuare le aree per i primi e gli interventi sui secondi.



Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiarito che ci dovrà essere “almeno un Cpr per regione” e ha quantificato in almeno 12 le nuove strutture, la cui costruzione è stata affidata al ministero della Difesa, dunque all’esercito.

Interno e Difesa al lavoro sui nuovi Cpr

L’obiettivo è incrementare i posti disponibili per i migranti destinati al rimpatrio nel più breve tempo possibile. Nel corso del vertice sono stati affrontati i criteri per l’individuazione delle aree in cui realizzare le nuove strutture, anche sulla base delle indicazioni arrivate dalle prefetture.



Al vaglio ci sono anche le strutture dismesse della Difesa, come le ex caserme. In ogni caso, come indicato dal premier Giorgia Meloni, saranno costruiti o insediati in aree scarsamente abitate e facilmente sorvegliabili. Le regioni interessate sono Calabria, Molise, Campania, Marche, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta.

Uno sforzo di redistribuzione e solidarietà nazionale, ma a sinistra c’è chi rema contro

Il governo ha impostato dunque la misura con uno sforzo di redistribuzione in tutto il Paese, cercando di creare le condizioni per il minor impatto possibile sulle comunità del territorio. Ciononostante da sinistra c’è chi ha già fatto sapere di volersi sottrarre a questo dovere di solidarietà nazionale: “Non darò l’ok a nessun Cpr in Toscana”, ha detto il governatore Ernesto Giani.

Il potenziamento dei centri già esistenti

Di pari passo si lavora all’ampliamento e alla ristrutturazione dei Cpr già esistenti, spesso danneggiati proprio dai migranti ospitati. In molti casi, infatti, anche laddove esistono i centri funzionano a regime ridotto, poiché i posti utilizzati e utilizzabili sono inferiori alla capienza reale: i posti disponibili al momento tra le strutture di Bari, Brindisi, Caltanissetta, Trapani, Roma, Potenza, Gorizia, Macomer e Milano sono 619 a fronte dei 1.338 potenziali. Tra i Cpr da ripristinare c’è anche quello di Torino, chiuso a seguito di danneggiamento.

Come funzionano i Cpr

Per quanto riguarda poi il funzionamento delle strutture la competenza è già dei prefetti, che attraverso dei bandi affidano i servizi di gestione a privati, responsabili del rapporto con i migranti trattenuti e del funzionamento materiale del centro. Le forze dell’ordine presidiano lo spazio esterno delle strutture e possono entrare nelle zone dove vivono i migranti solo su richiesta degli enti gestori in casi eccezionali e di emergenza.

La Difesa non parteciperà quindi al controllo dei centri, a carico delle forze dell’ordine, ma solo alla loro realizzazione. Il trattenimento dei migranti nei Cpr è disposto con provvedimento del questore, che è trasmesso, entro 48 ore dall’adozione, al giudice di pace territorialmente competente per la convalida. Anche l’eventuale proroga è soggetta a convalida.

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