La toga rossa “eversiva” anti-governo Marcello Degni al PD: “Potevamo farli sbavare”. E non si pente: “Scelta giusta”

Da Il Giornale Marcello Degni, consigliere della Corte dei Conti, non fa passi indietro in merito alle sue dichiarazioni ma, anzi, le rivendica con orgoglio: “Era una critica riferita al metodo non al contenuto della manovra“. Così ha spiegato a La Stampa.

Le sue dichiarazioni sono state molto criticate e hanno scatenato un caos politico nei giorni scorsi, per il tono del messaggio lasciato sul social X: “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti“.



Il plurale usato per rivolgersi all’opposizione nell’andare contro la maggioranza di governo ha scatenato le polemiche ma lui sembra non interessartene: “Ho solo espresso il rammarico perché l’opposizione avrebbe potuto sfruttare di più gli strumenti del diritto parlamentare per marcare meglio la maggioranza sulla manovra“.

Nell’intervista dichiara di essersi espresso in qualità di libero cittadino e non di consigliere della Corte dei Conti, un modo per mettere le mani avanti davanti alla dissociazione del Consiglio e alla possibilità che ci siano provvedimenti nei suoi confronti.



Sono materie di cui mi occupo da anni e sono posizioni che esprimo da anni in pubblicazioni destinate all’ambito accademico. Sto andando a preparare una relazione per giustificare le mie azioni“, nell’intervista, Degni non centra il punto della polemica, che è la percezione di “militanza” con l’utilizzo di quel plurale in “potevamo farli sbavare”.

Ma lui si difende facendo un discorso di più ampio respiro: “In Italia ogni anno si definisce la manovra all’ultimo minuto e quindi la discussione non avviene in modo dettagliato come dovrebbe avvenire visto che si tratta della legge più importante dello Stato“.

La mancata imparzialità per il ruolo da lui ricoperto non sembra impensierirlo ma, anzi, rivendica il diritto di un magistrato “di esprimere le sue posizioni purché non si trovi di fronte a una questione che incide su una sua azione diretta e purché lo faccia in modo rispettoso come ho fatto io argomentando su una questione di cui mi occupo“. Il concetto di “rispettoso” in questo caso appare piuttosto offuscato da quel “potevamo farli sbavare”.

In sua difesa, per tutta l’intervista afferma che la sua critica è al metodo utilizzato da tutti i governi da qualche tempo ma la mancata imparzialità del suo commento tradisce altro. Ma non si pente: “Più ci penso e più sento di aver fatto la scelta giusta. Ho l’impressione che, se si è scatenato un simile polverone su delle affermazioni che da anni sono discusse in ambito accademico, forse vuol dire che queste affermazioni hanno colpito nel segno“.

Leggi la notizia su Il Giornale

Commenta per primo

Lascia un commento