Sanzioni contro Putin: gli italiani stanno ancora pagando per la cura del super yacht sequestrato, già spesi 4 milioni di euro

Da Affari Italiani “E se anche l’Italia diventasse proprietaria del panfilo, chi oserebbe comprarlo sfidando l’ira del Cremlino?” Se lo chiede oggi Repubblica, in riferimento al super yacht sequestrato a Vladimir Putin a Marina di Carrara. Una domanda non banale, visto che i contribuenti italiani stanno spendendo fior fior di quattrini per l’imbarcazione.

“Sì, per mantenere il panfilo del nuovo Zar i contribuenti hanno già speso oltre quattro milioni di euro”, spiega Repubblica. “Quasi una beffa, perché sembra molto difficile recuperare questi esborsi e il conto continua a crescere. Lo Scheherazade è stata la preda più importante nella caccia ai tesori degli oligarchi russi scatenata dalle autorità europee come risposta all’invasione dell’Ucraina.



È lungo 140 metri e ha ogni lusso immaginabile: 22 cabine per accogliere quaranta vacanzieri, sauna, bagno turco, sala di crioterapia, cinema, pista da ballo con tetto apribile, due piazzole per elicotteri”, racconta Repubblica. Lo yacht il 6 maggio 2022 è stato “congelato” con un decreto dell’allora ministro delle Finanze Daniele Franco. “Una condizione particolare che obbliga l’Italia a garantire che resti in condizioni perfette.

La gestione è in mano all’Agenzia del Demanio, che lo ha affidato in custodia a Giovanni Costantino, titolare dell’Italian Sea Group, una delle aziende leader del settore. Subito è emerso il problema della manutenzione. C’era infatti da saldare la fattura da ben sei milioni per i lavori già effettuati a Marina di Carrara prima del giugno 2022″ racconta Repubblica. E tocca proprio allo Stato farsi carico delle spese, coi soldi dei contribuenti.



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