Espulsioni di massa, spari sui migranti e centinaia di morti: così l’Arabia Saudita combatte l’immigrazione clandestina

Da ByoBlu – L’Arabia Saudita è da molti potenti considerata un modello di società con cui fare affari. I petrodollari sauditi inoltre hanno attirato non poche stelle dello sport a trasferirsi nel Paese. Poco importa se in materia di diritti umani, e delle così chiamate minoranze di genere, l’Arabia Saudita sia tra gli ultimi posti al mondo.

Ora arriva un’altra novità: tra marzo 2022 e giugno 2023, le guardie di frontiera saudite avrebbero ucciso centinaia di migranti etiopi che tentavano di attraversare il confine dallo Yemen verso il regno saudita. Lo rende noto un rapporto di Human Rights Watch.



La ricerca di Human Rights Watch indica che, al momento, gli omicidi starebbero continuando. Le guardie di frontiera saudite avrebbero usato armi esplosive e sparato a persone a distanza ravvicinata, comprese donne e bambini, secondo uno schema diffuso e sistematico.

“Se commessi come parte di una politica del governo saudita per uccidere i migranti, questi omicidi sarebbero un crimine contro l’umanità. In alcuni casi, le guardie di frontiera saudite hanno prima chiesto ai sopravvissuti in quale parte del corpo preferissero essere colpiti, prima di sparargli a distanza ravvicinata”, questo si legge nel rapporto dell’organizzazione.



“Siamo colpiti ripetutamente. Ho visto persone uccise in un modo che non avrei mai immaginato. Ho visto 30 persone uccise sul posto. Mi sono spinta sotto una roccia e ho dormito lì. Potevo sentire le persone che dormivano intorno a me. Mi sono resa conto che quelle che pensavo fossero persone che dormivano intorno a me erano in realtà cadaveri. Mi sono svegliata ed ero sola”, questo il racconto della 14enne, Hamdiya, etiope in fuga e riportato da Human Rights Watch.

Si stima che circa 750mila etiopi vivano e lavorino in Arabia Saudita, 500mila entrati illegalmente, secondo l’Organizzazione internazionale sulle migrazioni. Mentre molti migrano per motivi economici, alcuni sono fuggiti a causa di gravi violazioni dei diritti umani da parte del loro governo, anche durante il recente e brutale conflitto armato nel nord dell’Etiopia.

L’ Arabia Saudita è stata a lungo una calamita per i migranti impoveriti nella regione, in particolare dallo Yemen, che condivide un confine di 1.300 chilometri con il Regno saudita. I cittadini non sauditi rappresentano oltre il 30% della popolazione del Paese.

Nel 2017 Riyadh ha attuato una massiccia politica di “saudizzazione”, volta a ridurre la sua dipendenza dai lavoratori migranti. Ciò ha provocato un’intensificazione della repressione della polizia, la detenzione di migranti illegali e massicce campagne di espulsione.

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