C’è lo zampino del Colle nella cacciata di Vannacci? Mattarella era ministro della Difesa quando scoppiò lo scandalo uranio impoverito

da Affari Italiani – L’uomo del momento in Italia è sicuramente il generale Roberto Vannacci, il suo libro “Il mondo al contrario” ha creato un polverone, ma se l’opposizione compatta lo ha attaccato pesantemente la destra sul militare si è divisa in due e ora il caso è diventato anche politico.

Il Domani di De Benedetti ieri ha svelato che in merito alla decisione di Crosetto di rimuovere Vannacci dal suo ruolo di capo dell’istituto geografico militare ci sarebbe il Quirinale.



Dietro alla cacciata dell’ex numero uno della Folgore e del Col Moschin – riporta La Verità – si intravede la manina di Mattarella. Il capo dello Stato non solo guida il consiglio superiore di Difesa, cioè le Forze armate, ma dal Colle esercita un potere quasi assoluto su scelte che sarebbero di competenza dell’esecutivo.

Da ministro della Difesa – prosegue La Verità – fece rimuovere il generale degli alpini Sergio Mazzaroli, reo di aver pubblicamente dubitato delle scelte della politica militare italiana in Kosovo. ma non fu un caso isolato, ci furono altri due episodi simili. Uno di questi lo ricordò il generale Mario Arpino, ex capo di Stato maggiore della Difesa. Nel 1999, in piena guerra del Kosovo, Mattarella gli fece una telefonata per contestare delle dichiarazioni di un suo comandante che aveva raccontato del lancio di missili contro le postazioni radar serbe, di fatto confermando che l’Italia era in guerra e vi era entrata senza il consenso del Parlamento.



Ma il nome di Mattarella – continua il quotidiano di Belpietro – si ritrova anche a proposito della vicenda delle munizioni arricchite con uranio impoverito. L’attuale capo dello Stato era ministro della Difesa quando scoppiò lo scandalo. Allora negava che i nostri soldati fossero stati coinvolti come invece ha denunciato il generale Vannacci. Che ora si vuole rimuovere per evitare imbarazzi.

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