Altro che grande fuga dalla Russia: ecco i grandi marchi e i brand globali che fanno affari con Putin

Da Affari Italiani “Heineken, Philip Morris, Alibaba, Nestlé e altre centinaia di aziende dell’Ovest, gigantesche o minuscole”. In realtà anche dell’Est, essendo Alibaba cinese. Si tratta del parziale elenco di grandi aziende internazionali che restano attive in Russia nonostante la guerra in Ucraina.

L’elenco, riportato dal Fatto Quotidiano, nasce dal lavoro Jeffrey Sonnenfeld, esperto ddi Managment dell ’Università di Yale. “In quel febbraio 2022 che adesso sembra così lontano, pochi giorni dopo l’inizio del conflitto, mentre il mondo rimaneva imbalsamato nello stupore per la mossa militare russa, il professore ha preso un foglio bianco e ha cominciato a stilare una lista che gli è costata fama e persecuzione.



L’elenco Sonnenfeld è finito alla Casa Bianca (tra le mani di Biden), alla Rada, Parlamento di Kiev (Zelensky, durante una delle sue conferenze, si è collegato per ringraziarlo) ma anche al Cremlino, che lo ha dichiarato nemico dello Stato russo”, spiega il Fatto Quotidiano.

Secondo Sonnenfeld, mille multinazionali globali sono uscite completamente dal mercato russo, ma ce ne sono altre che “continuano a fare affari nel Paese, generando centinaia di miliardi di dollari a sostegno del massacro di Putin a 18 mesi dall’inizio del conflitto”. Ennesima prova che non è certo facile seguire le indicazioni politiche e ideologiche dei governi e che, talvolta, c’è chi è rimasto in Russia e in certi casi ha persino aumentato i ricavi.



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