Record di truffatori del Superbonus di Conte, così hanno gonfiato i prezzi: dai ponteggi al ferro ai serramenti, costi raddoppiati

Da La Stampa – Effetti distorsivi del superbonus sulla legge di domanda e offerta, guerra in Ucraina, pandemia. Per capire di cosa parliamo quando parliamo del caro-cantieri che ha investito l’Italia negli ultimi tre anni, e anche dei costi che tutto ciò ha avuto e avrà sulle casse dello Stato e del conseguente «mal di pancia» lamentato domenica a Cernobbio dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, basta confrontare i preventivi recapitati a un palazzo di Milano nel 2017 e quelli per grossomodo gli stessi lavori di efficientamento energetico ricevuti nel 2022.

Si passa da 508.077 per il preventivo più caro (gli altri due sono da 415 e 349 mila euro) a 1.147.830 euro, a cui vanno sottratti circa 150 mila euro di caldaia, intervento inizialmente non previsto. Il doppio, o quasi. Un caso limite? Fino a un certo punto.



Spostandosi in provincia la situazione non è migliore. «L’aumento medio si attesta intorno al 30%, ma se guardiamo ai singoli materiali da costruzione alcuni aumenti sono molto più significativi» spiega Marco Bandini, membro del consiglio nazionale di Anaci e presidente della sede di Lecco dell’associazione degli amministratori di condominio.

«Nel settore delle costruzioni gli aumenti più importanti si registrano a partire da settembre 2020 e vengono mantenuti tali fino alla primavera del 2023, ovvero quando lo sconto in fattura è stato eliminato dal superbonus». Chi ci ha guadagnato? «Bisogna specificare che non tutto è attribuibile alla speculazione dovuta al superbonus – prosegue Bandini -. Gli aumenti dei materiali registrati nel 2021 e nel 2022 dipendono dalla pandemia e dalla guerra tra Ucraina e Russia che ha alimentato la bolla speculativa del caro-energia».



Qualche esempio? Sulla base dei dati del centro studi di Anaci-Lecco il costo di un cappotto termico è passato da 65 a 100 euro al metro quadro, i ponteggi dai 15 euro al metro quadrato del 2020 ai 25-30 di oggi mentre se ad aprile del 2020 sostituire i vecchi serramenti costava 10 mila euro, nel 2022 sono arrivati a costare oltre 15 mila euro. La curva tipica della bolla si vede benissimo, poi, parlando di pannelli fotovoltaici: un impianto medio da 6 kW prima dell’abolizione della cessione del credito ad aprile 2023 si aggirava attorno ai 17.400 euro, nel post-decreto, invece, è sceso a 12.600 euro, più o meno quanto sarebbe costato nel 2019.

«Con la domanda in crescita e la disponibilità di impalcature ferma al periodo pre-superbonus non solo si sono dilazionati i tempi di realizzazione dei lavori (fino a 4 anni) ma anche i costi» spiega Riccardo Milani, amministratore di condominio della provincia di Milano. «Personalmente, ho spesso sconsigliato la formula del superbonus per palazzi successivi al 1990. Non solo non c’è beneficio economico ma soprattutto si riduce la possibilità per altri di usufruire dell’incentivo statale, per esempio quegli edifici degli anni ‘60 e ‘70 che necessitano di interventi».

Secondo alcuni osservatori stranieri l’Italia dovrebbe aumentare il deficit/Pil del 2023 al di sopra dell’obiettivo del 4,5% fissato ad aprile per l’impatto del bonus 110%. Stando ai dati dell’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) l’aumento degli investimenti per singoli interventi dal 2021 al 31 luglio di quest’anno è di circa il 15%. Se al 31 agosto 2021 la cifra media per un condominio era di 547.191,22 euro, a luglio di quest’anno si passa a 636.611,27 euro, quasi 90 mila in più. Per quanto riguarda gli edifici unifamiliari, nel 2021 la spesa media era di 98.264 euro a fronte di circa 117.403 del 2023.

Sempre secondo Enea, nel mese di luglio si è registrato un utilizzo costante della detrazione con un incremento, da inizio anno, di 17,5 miliardi di euro. Più di 421.995 gli edifici interessati dai lavori di efficientamento energetico a fine giugno, con 84 miliardi circa il totale degli investimenti; completato l’81,8% degli interventi. La maxi detrazione, dunque, rimane ancora il traino principale del settore edile, nonostante le modifiche introdotte dal recente decreto Cessioni e la riduzione dell’incentivo dal 110 al 90%.

«Il superbonus è stato studiato male, ha creato una congestione ed è poi stato cambiato più volte venendo meno al patto fra Stato, imprese e cittadini» analizza Regina De Albertis, presidente di Assimprendil Ance, l’associazione delle aziende edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza, la più grande d’Italia. «Il vero responsabile dell’aumento dei costi in cantiere, però, è la crisi energetica. Ora noi chiediamo al governo incentivi stabili, sostenibili e duraturi nel tempo. Siamo pronti a sederci al tavolo con le nostre proposte».

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