Piacenza, marocchino pesta e stupra la moglie: “Se ti vuoi separare e io non ti ammazzo, non sono un vero uomo (islamico)”

Da Il Piacenza – «Se ti vuoi separare e io ti lascio vivere, allora non sono un vero uomo». Questa sarebbe, più o meno, una delle frasi pronunciate da un marocchino accusato di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti della moglie. Lo ha riferito in aula il pm Daniela Di Girolamo che ha chiesto per l’uomo al collegio di giudici 5 anni e 3 mesi di reclusione, mentre l’avvocato che lo difende, Anna Maria Fanzini l’assoluzione: «La moglie non è credibile».

La donna si è costituita parte civile con l’avvocato Monica Magnelli. La sentenza è attesa per febbraio. Secondo il pm e la parte civile la donna è stata maltrattata e umiliata dal 2013 al 2021 quando ha chiesto aiuto ai carabinieri e da allora è in una struttura protetta con i due figli minori. Vittima di un marito violento e prevaricatore che – secondo l’accusa –  la denigrava, picchiava davanti ai bambini che incitava a comportarsi nel medesimo modo.



In un caso uno di questi, davanti ad un’assistente sociale avrebbe sputato addosso alla mamma replicando i comportamenti dell’uomo. E’ accusato di averla minacciata di portarle via i bambini qualora avesse avvertito i servizi sociali, le avrebbe vietato di lavorare e l’avrebbe costretta a mangiare solo certi cibi quando voleva punirla, in un’occasione l’avrebbe presa per il collo per farle uscire i demoni dalla bocca mentre leggeva il Corano.

Poi c’è l’accusa di violenza sessuale: l’avrebbe costretta a subire atti sessuali e avrebbe tentato più volte di abusare della donna contro il suo volere. Il quadro si è poi aggravato quando la donna ha espresso la volontà di separarsi «per salvare i figli da un uomo così e perché questi non potessero più assistere alle violenze». Ha detto l’avvocato Magnelli.  «Non ha denunciato prima  – ha aggiunto – perché la sua famiglia le aveva imposto di rimanere lì: tu l’hai scelto e tu lo tieni anche per non buttare fango su di noi.



In una cultura dove la moglie deve assecondare il marito». «Il racconto della vittima è sincero. Non ingigantisce i fatti ma li racconta come sono avvenuti. E’ una donna che non ha denunciato per togliere i figli a suo marito, ma ha spiegato solo quanto le accadeva e che non aveva mai avuto il coraggio di denunciare per anni.

Quanto sostenuto è stato avvalorato dai tanti testimoni, mentre l’imputato ha sempre negato accusando la donna di mentire dicendole però se ti lascio viva non sono un uomo», ha detto Di Girolamo nella sua requisitoria. Di avviso opposto la difesa. «Il racconto della donna è lacunoso e non credibile. Dice di essere stata picchiata ma non si è mai fatta refertare al pronto soccorso e ha usato spesso la religione come pretesto quando era più funzionale al suo racconto che non è stato per nulla convincente», il suo cliente si è sempre professato innocente.

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