Per le “raglianti” femministe solo i maschi italiani sono cattivi: ma tacciono sulla caccia al bianco in Francia e i bimbi accoltellati in Irlanda

Da Il Paragone – La morte, l’omicidio, il femminicidio di Giulia Cecchettin ha creato un grande dibattito in Italia e, tra le tante conseguenze, c’è stata anche l’ondata di strumentalizzazione politica di questa tragedia. La parola chiave, rimbalzata praticamente su tutti i media, è ora “patriarcato”, un concetto a cui le femministe continuano a rivolgersi in maniera netta e dura.

E se nei vari talk abbiamo assistito a scontri anche molto accesi sulla questione, sulla carta stampata val la pena riprendere alcuni passaggi del ragionamento che Francesco Borgonovo ha messo nero su bianco su LaVerità. Partendo dal modo in cui certe femministe hanno dimostrato di volverlo combattere questo patriarcato, ad esempio assaltando la sede di Pro vita e attaccando soltanto il maschio bianco europeo.



“L’idea che il maschio bianco europeo sia il cattivo per eccellenza, il nemico assoluto – scrive Borgonovo – è il fondamento di una singolare teoria chiamata «intersezionalità»”. I teorici e soprattutto le teoriche dell’ intersezionalismo, spiega il giornalista, “si sono convinti che le varie minoranze e i soggetti perseguitati si debbano costituire in una «alleanza dei corpi» per abbattere il maschio dittatore. Femministe, trans, attivisti Lgbt, migranti… Tutti uniti nella lotta contro il Grande Avversario.

È una sorta di nuova versione della lotta di classe in cui al posto del proletariato ci sono le minoranze rabbiose: le lotte sociali per il lavoro sono state abbandonate a favore di quelle fucsia. Chissà, forse tra i lavoratori ci sono troppi maschi. La promessa degli attivisti è che, una volta ucciso l’uomo cattivo, ci sarà la libertà per tutti”.



Borgonovo, il patriarcato e le nuove femministe

L’affondo finale di Borgonovo è tutta contro la sinistra: “In base a questa logica, non vi è alcuna differenza fra le manifestanti che ragliano contro il patriarcato e i media progressisti che censurano la nazionalità dell’uomo (un maghrebino) che ha assaltato una scuola a Dublino o fingono di ignorare l’attacco ai bianchi (proprio così: li hanno attaccati in quanto bianchi) in Francia.

In tutti questi casi, emerge la rabbia contro il maschio europeo: l’oppressore da eliminare. E per questo che l’assassino straniero è così spesso protetto a livello mediatico: perché in fondo è riconosciuto come vittima, anche quando è carnefice”.

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