Milano, ex parà dell’Esercito difende una ragazza dall’accoltellatore marocchino. La beffa: “Ma a pagare adesso sono io”. La storia

Da Corriere della Sera – «Volevo vederlo in faccia, quello lì. Mercoledì, in Tribunale sono andato solo per questo». «Quello lì» è Abrahman Rhasi, 24enne marocchino che — imbottito di alcol e Rivotril — in una serata d’inizio marzo ha seminato panico e sangue nelle vie alle spalle della Centrale.

Cinque rapine (la più violenta in viale Brianza), sei feriti. Per lui, l’altro giorno è iniziato il processo. Francesco Micciantuono, 58 anni, macellaio barese «dal 1986 a Milano», in quei momenti era seduto al bar, a pochi metri da dove Rhasi assalì, taglierino alla mano, una 23enne.



«Ho sentito le grida d’aiuto. Ho una figlia della stessa età di quella ragazza e… non so che mi è scattato: sono intervenuto». Quasi nove mesi dopo, Micciantuono — oggi assistito dall’avvocato Domenico Musicco — porta ancora i segni. E ancora oggi «convivo con il dolore».

Fu portato in codice rosso al San Carlo. Ora come sta?



«Sto abbastanza bene. Ho preso una coltellata al braccio destro. Ho riportato anche la frattura dello scafoide. Sono stati mesi di visite mediche, riabilitazione, dolori. Quelle ferite, con il mestiere che faccio… al lavoro, quando sforzo il braccio mi devo fermare».

Si ricorda come andò?

«Mi ero fermato al bar tornando dal lavoro. Stavo mangiando delle patatine. Ho sentito le grida. Sono corso ad aiutare la ragazza. È stato tutto velocissimo. Ricordo la furia negli occhi dell’aggressore, il casino, le urla, la gente che guardava senza far nulla. E il dentista, che ha lo studio vicino, che recuperò un laccio emostatico per fermare l’emorragia. Ricordo soprattutto la fitta al braccio: quella la ricordo bene».

S’è mai pentito?

«Mai. Sono pronto a rifarlo. Sono un padre di famiglia e un ex parà. È nella mia indole. Ma non sono un eroe, come ha detto qualcuno. Né un matto, come dice chi mi vede passare quello che sto passando. Però…».

È arrabbiato? Con l’aggressore?

«No, guardi, la cosa che più mi fa rabbia è un’altra. Quello che mi sta passando non è giusto. Sono stato lasciato solo. Visite mediche, ticket… me la sto vedendo da solo. E questi sono stati mesi di sacrificio anche per la mia famiglia. Io non pretendo nulla, ma alle persone per bene, che non si girano dall’altra parte e che vivono vicende di questo tipo, lo Stato dovrebbe almeno riconoscere le spese che poi si trovano a sostenere».

L’avvocato Musicco, che lo assiste a titolo gratuito, è pessimista. «Micciantuono si è costituito parte civile, ma di fatto è impossibile che ottenga un risarcimento da Rhasi, che è nullatenente», spiega il legale che propone «un nuovo fondo di garanzia per vittime di reati intenzionali violenti, diverso però per modalità, accesso e tetti d’indennizzo da quello attuale, che solo talvolta e dopo anni offre risarcimenti comunque non decorosi». Sarebbe un fondo «simile a quello per le vittime della strada, che risarcisce i danni per incidenti causati da veicoli non assicurati o pirati della strada. Così Micciantuono potrebbe avere almeno il pagamento delle cure e un giusto risarcimento per aver salvato una ragazza».

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