Meloni avverte le Nazioni Unite: “Non permetterò mai che l’Italia diventi il campo profughi di tutta l’Europa”

Da Il Giornale – Lo sforzo che monopolizza le attenzioni di Giorgia Meloni nella sua «prima» all’Assemblea generale della Nazioni Uniti è tutto concentrato sul tentativo di portare al tavolo dell’Onu il delicatissimo dossier immigrazione.

La questione nelle ultime settimane è stata oggetto di un lungo confronto nel gruppo di studio congiunto di Palazzo Chigi e Farnesina, come pure l’agenda della due giorni newyorkese della premier è stata preparata puntando su questo obiettivo.



Così ieri Meloni ha incontrato i leader di Senegal, Kenya e Guinea, il Paese che è al primo posto nelle tabelle del Viminale sulla «nazionalità dichiarata al momento dello sbarco» dei clandestini arrivati sulle nostre coste nel 2023. Ma soprattutto, in un bilaterale, ha visto Recep Tayyp Erdogan, presidente della Turchia. Un Paese spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani che «fa parte della Nato, ha una grande influenza in Africa e sta lavorando per cercare di riportare in vita l’accordo sul grano tra Russia e Ucraina».

Ma domani sarà soprattutto nel bilaterale in programma con il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e poi nel suo intervento davanti all’Assemblea generale che Meloni chiedere all’Onu «un impegno strategico e complessivo per affrontare la questione». Sia nei Paesi del Nord Africa tramite l’Unhcr lavorando, spiega Tajani, alla realizzazione di hotspot sul posto. Sia a livello di sensibilizzazione e impegno politico delle Nazioni Unite, perché dice il ministro degli Esteri «il problema è globale e un ombrello dell’Onu sarebbe decisivo».



Si vedrà. Di certo c’è che la 78ma Assemblea generale è molto concentrata soprattutto sulla questione Ucraina (ieri a Palazzo di Vetro c’è stato l’intervento di Volodymyr Zelensky) e sulla riforma dell’Onu (su cui, spiega Tajani, l’Italia ha una posizione diversa dagli Stati Uniti). E che ieri sugli altri fronti direttamente collegati alla questione migranti non sono arrivate notizie confortanti dall’Europa.

Il memorandum sottoscritto dalla Commissione Ue con la Tunisia è ancora oggetto di critiche di alcuni Paesi europei e la questione sarà discussa lunedì a Bruxelles dai rappresentanti dei 27. Il tema, probabilmente, è stato oggetto di confronto tra Meloni e Ursula von der Leyen (nella foto), che ieri si sono incrociate all’Onu. Con Tajani che ribadisce nuovamente che non c’è alcun rischio che l’accordo salti: «È una notizia destituita di fondamento».

Anche sul fronte del piano in dieci punti della Commissione Ue (presentato da von der Leyen a Lampedusa) non facilita le cose il netto no arrivato ieri dalla Polonia. La contrarietà francese era messa in conto, l’ostilità di un amico come il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki decisamente meno.

Ma Meloni non vuole polemizzare. «A me non interessano i ricollocamenti, quindi non sono in disaccordo con lui», spiega in un punto stampa a Columbus Circle, nel cuore di Manhattan. È critica, invece, con l’Ue, perché «non c’è solidarietà in Europa». Ma, aggiunge, «non permetterò che l’Italia diventi il campo profughi» dell’Unione europea. Certo, «se avessimo la bacchetta magica avremmo già risolto il problema». «Non l’abbiamo – conclude -, ma sono convinta che alla fine ce la faremo».

È proprio a Columbus Circle che Meloni conclude la sua prima giornata con una cerimonia simbolica, depositando una corona di fiori ai piedi della statua di Cristoforo Colombo. Una personalità su cui soprattutto negli Stati Uniti è da tempo in corso un dibattito tra chi lo considera un simbolo identitario e chi un colonialista e razzista, al punto che tante sue statue sono state rimosse. Meloni su questo fronte non ha mai avuto esitazioni.

«Ci batteremo sempre contro le pratiche vergognose della cancel culture e per la difesa dei simboli, dei monumenti e dei diritti degli italiani all’estero», disse lo scorso anno in un’intervista a La voce di New York. D’altra parte, sulla «caccia» alle «statue politicamente scorrette», la premier ha sempre avuto una posizione netta. «L’odio cieco della sinistra è forgiato dall’ignoranza, la stessa che abbatte e decapita l’immagine di Cristoforo Colombo. Prepotenze degne dell’Isis che vogliono piegare la storia alla loro follia», scriveva su Twitter qualche anno fa.

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