La Commissione Ue vuole la censura russofoba e attacca Elon Musk: “Twitter alimenta la propaganda russa”

Da ByoBlu – Lo scorso 25 agosto è entrato in vigore a livello europeo il Digital Service Act. Un provvedimento partorito dalla Commissione europea che con la solita scusa della lotta ad una presunta disinformazione avrà la facoltà di censurare contenuti non ritenuti idonei. È passata appena una settimana dalla sua entrata in vigore e ormai si è già capito quale sarà la prima vittima di questa nuova stagione di censure europee: Twitter.

Lo studio UE contro Twitter

Il social media ora denominato “X” ha infatti il grave torto di essere passato nelle mani di un miliardario che non indossa la stessa casacca politica di chi oggi detta legge dalle parti di Bruxelles. Elon Musk ha infatti avuto il grave torto di riammettere sul proprio social network quel Donald Trump colpevole di aver avuto tra gli obiettivi della sua presidenza la distensione dei rapporti con la Russia.



Un comportamento inaccettabile per la Commissione europea, ormai da un anno e mezzo impegnata a rifornire con ingenti risorse belliche l’Ucraina. Ed ecco che la stessa Commissione ha recentemente pubblicato uno studio proprio per accusare la piattaforma gestita da Elon Musk. “Applicazione del quadro di gestione del rischio alle campagne di disinformazione russe”, questo il titolo dello studio commissionato da Bruxelles e realizzato da una misteriosa ONG dal nome inquietante: Reset.

“Durante il primo anno della guerra illegale della Russia in Ucraina, le società di social media hanno consentito al Cremlino di condurre una campagna di disinformazione su larga scala contro l’Unione Europea e i suoi alleati, raggiungendo un pubblico aggregato di almeno 165 milioni e generando almeno 16 miliardi di visualizzazioni”, così si può leggere nella nota introduttiva del lavoro.



L’UE non ammette altre opinioni al di fuori della propria

Insomma per quell’istituzione che si autodefinisce tempio della democrazia non è ammissibile l’esistenza di letture alternative della realtà. La narrazione deve essere una e una sola, d’altronde lo aveva anche ribadito il senatore a vita Mario Monti: in tempo di guerra è necessaria un’informazione di guerra.

Peccato che questa logica sia l’antitesi di una democrazia matura, dove i cittadini dovrebbero essere pienamente liberi di accedere a qualsiasi fonte, comprese quelle nemiche, per poi leggere, metabolizzare e infine scegliere secondo la propria coscienza come interpretare la realtà.

Andando ancora oltre nella nota introduttiva si capisce però quale sia il reale intento di questo studio: colpire Twitter. “Un’analisi preliminare suggerisce che la portata e l’influenza degli account sostenuti dal Cremlino sono cresciute ulteriormente nella prima metà del 2023, spinte in particolare dallo smantellamento degli standard di sicurezza di Twitter”.

In particolare lo studio rimprovera ad Elon Musk l’abbandono del codice di condotta per la lotta alla disinformazione che l’Unione europea aveva fatto siglare a diverse multinazionali social, tra cui Youtube, che proprio appellandosi a questo codice aveva proceduto alla cancellazione unilaterale del canale di Byoblu.

Cosa succederà ora dopo la pubblicazione di questo studio? L’Unione europea aveva già minacciato Twitter in tempi non sospetti, per bocca della vice Presidente della Commissione Vera Jourova: “Se Twitter vuole operare e fare affari nel mercato europeo, deve rispettare il Digital Services Act”. Il messaggio sembra essere chiaro, la tecnocrazia europea è pronta a bloccare Twitter se il suo proprietario non si piega all’ideologia condivisa negli uffici di Bruxelles.

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