Il sindaco “eroe” di Monfalcone: “L’imam è stato chiaro, vogliono sostituire gli italiani. Difendo i miei cittadini e non temo le minacce”

Da Il Giornale – L’appuntamento con il sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, è per le 12. Alle 12.02 ci accoglie nel suo ufficio al Municipio: «Scusi il ritardo». Cisint è d’acciaio, magrissima, informale. Classe 1963, divorziata, due figli, uno dei quali è un marittimo e sta via cinque mesi l’anno.

È nata e vive qui, in mezzo a una popolazione al trenta per cento islamica (vengono dal Bangladesh) e, dalle moschee al velo, continua a prendere decisioni che a loro non piacciono per niente. È al suo secondo mandato ed è l’astro nascente della Lega. Praticamente una «resistente»: non ha la precauzione allenata.



Lei è sotto scorta?

«No, non ho scorta».



E non ha paura?

«A giudicare dal numero di agenti che gira attorno a casa mia penso che dovrei averne. Ma bisogna avere il coraggio delle cose giuste. Il mio partito mi è vicino e mi appoggia molto».

Sì, ma quelli del suo partito stanno a Roma, magari con la scorta. Chi glielo fa fare di mettersi contro gli imam?

«Questo è l’ultimo campanello che suona. Monfalcone è l’esempio di ciò che può succedere al Paese. L’imam è stato chiaro con me: Non siamo qui per integrarci ma per sostituirvi. Dovrei arretrare? Non ci penso neanche. Sono stufa di questa modalità di rassegnazione».

Perché vengono tutti a Monfalcone?

«Fincantieri ha avuto un ruolo fondamentale. L’azienda ha 700 operai diretti, ne servono 7.000… Ora ha cambiato atteggiamento, ci sta venendo incontro, per esempio ha ricominciato ad assumere personale direttamente. Ma tra il 2005 e il 2015 ha usato un paese come uno spogliatoio. Il resto lo hanno fatto le norme sui ricongiungimenti».

Si riferisce al fatto che basta un reddito di 12.600 euro l’anno per poter chiedere il ricongiungimento?

«Esatto, ne assumi uno e alle fine te ne ritrovi 6 tra parenti con il diritto di arrivare, ospiti temporanei…».

È vero che molti monfalconesi se ne sono andati?

«Purtroppo sì. Anche perché i bengalesi si stanno comprando tutto: appartamenti, attività commerciali, anche interi stabili. E, nel contempo, hanno deprezzato tutto, dove arrivano, gli italiani non comprano più. Hanno anche una concezione dell’igiene molto diversa dalla nostra. Poi tirano una tenda in una stanza e ci dormono anche in venti».

Mica si compreranno i palazzi con lo stipendio di Fincantieri!

«Ovvio che no. Intanto sono bravissimi a fare sistema. Mettono i soldi in comune, poi uno solo paga per tutti. E c’è qualcuno che li finanzia, da altri Paesi».

È pieno di attività bengalesi, perfino in via Sant’Ambrogio, che un tempo era lo «struscio». Entra nei loro negozi?

«Non ci metto piede. Gli altri saranno buonisti, non io. Io compro prodotti italiani».

Però a Monfalcone non sono aumentate criminalità e microcriminalità?

«Non ci sono furti o aggressioni. Tenga però presente che ho fatto rifare il sistema di videosorveglianza: è collegato con tutte le forze dell’ordine. Siamo in grado di vedere la città e tutti i valichi costantemente. E loro lo sanno».

La sinistra approfitta di questa situazione per contrastarla?

«Non immagina quanto. E a me piacerebbe fare una domanda a quelli di sinistra: perché non amate il vostro Paese? Qui, sul Carso, in molti sono morti per essere italiani: anche solo per rispetto a loro io devo difendere il mio Paese. Per mio padre, che è morto di amianto, per mio nonno, che ha combattuto. La sinistra se ne frega anche di come questa gente tratta le donne: a pesci in faccia. Settimana scorsa abbiamo salvato una quindicenne che stavano rimandando in patria per nozze combinate».

Invece i leghisti la adorano… Al convegno di Matteo Salvini, il 4 novembre a Milano, ha fatto faville.

«Mi sono stupita ed emozionata. Avrei potuto parlare altre due ore, avevo tanto da dire. Salvini è ciò che serve, è un uomo concreto e coraggioso».

Anche ai suoi cittadini piace.

«E loro piacciono a me. Non immagina quanto si impara ascoltando la gente. E poi mi rende orgogliosa il fatto che quando mi incontrano mi dicono grazie per quello che fai per noi».

Oriana Fallaci è suo un modello?

«Assolutamente. Ho letto tutti i suoi libri. Come la Lega, aveva chiaro il valore delle persone e del territorio».

Dopo l’incarico di sindaco…?

«Per ora faccio il sindaco. Se c’è una cosa nella quale mi ritengo capace è l’amministrazione, perché è da lì che vengo. Io ho bisogno di fare».

Cosa può fare ancora per questo luogo?

«Tante cose. Per esempio avrei un progetto per Fincantieri, per fare in modo che formi e assuma operai italiani. Con tutta la gente in cassa integrazione nel nostro Paese… Avrei un’idea di Italia corta con la gente che viene qui a lavorare e torna a casa ogni mese, avvicinare tutto, insomma. E vorrei fare un’ordinanza per impedire alle donne di andare in giro velate. Finché non vedo qualcuno di loro andarsene, io non me ne vado».

Le due moschee che vuole far chiudere?

«Non sono moschee e non possono essere usate come tali. Ho fatto un’ordinanza, aspetto l’esecutivo da un momento all’altro. Non avrei dovuto farlo se loro avessero rispettato le regole, come chiediamo di fare ai nostri connazionali».

Ma cosa fa quando non sta «in trincea»?

«L’unico momento veramente mio è quando posso andarmene da sola sulla mia barca a vela. Anche l’esito delle ultime elezioni l’ho atteso lì, sola. Ma ero in porto e mi arrivavano i messaggi con i risultati. Ecco, vede? La barca è un buon esempio di come interpreto il mio lavoro. Quando lasci il porto hai la responsabilità, il dovere di riportare a casa l’equipaggio e la barca. E se ho cinque salvagenti, non carico sei persone».

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