Il PD? Un partito di “traditori della patria”: a Bruxelles boicottano l’accordo con la Tunisia, vogliono l’Italia invasa di clandestini

Da Libero Quotidiano Onorevole Nicola Procaccini, chi sta tramando a Bruxelles contro il memorandum con la Tunisia voluto dall’Italia? «La sinistra, i suoi deputati e commentatori, ma temo anche alcuni funzionari: lo hanno fatto fin dall’inizio».

Per il co-presidente del gruppo Ecr-FdI, è in atto un vero e proprio boicottaggio dell’accordo quadro con la Tunisia. «La presidente del gruppo socialista, Iratxe García Pérez, ha gettato la maschera: secondo la tesi “non si tratta con le dittature”, ha ufficializzato che l’Ue deve cancellare l’accordo stipulato con le autorità di Tunisi.



Non è certo una novità: anche tutte le complessità burocratiche che hanno impedito fino ad oggi di dare concretezza ad impegni presi da Ursula Von der Leyen – oltre che da Giorgia Meloni – con il governo tunisino, rientrano nel copione».

Come giudica questo atteggiamento? «Come un tradimento nei confronti dell’Italia. A maggior ragione perché avallato da quel Pd che fino a qualche tempo fa aveva sposato la “linea Minniti” (sulla Libia, ndr). Tutto ciò risponde a mere logiche di calcolo: per cui a sinistra fa comodo che il governo Meloni sia messo pressione.



Da un lato loro continuano a perseguire una politica immigrazionista ma dall’altro lato sperano che gli italiani in qualche modo possano rivoltarsi, proprio su questo, contro il governo di destra».

Nonostante questo fuoco incrociato Von der Leyen arriverà oggi a Lampedusa su esortazione di Giorgia Meloni. Che segnale è? «Un apprezzabile segnale di pragmatismo. Non solo della presidente della Commissione».

In che senso? «Sappiamo bene che Paesi come Francia e Germania – i maggiori “azionisti” della Von der Leyen – hanno il problema dei movimenti secondari. Di fronte a un movimento primario così importante, come quello che arriva dall’Italia, rischiano letteralmente di esplodere. Di qui l’iniezione di realpolitik: convalidata dall’attivismo dei ministri Darmanin e Faeser sulla crisi di Lampedusa. A dimostrazione che l’immigrazione, mai come adesso, sarà il tema delle elezioni Europee».

A maggior ragione sarà importante presentarsi con soluzioni. La vostra resta il blocco navale? «È quello che abbiamo sempre detto. Nient’altro che un’operazione militare coordinata dall’Ue con le Nazioni di partenza dei migranti. Già la “Sophia 1” aveva, fra gli obiettivi, quello di combattere il traffico di migranti: addirittura con il dirottamento delle imbarcazioni verso i porti di origine e con l’affondamento delle imbarcazioni dei trafficanti. Purtroppo ai tempi l’attività di Frontex fu boicottata. Anche lì dalle sinistre, che la trasformarono in una gigantesca operazione “Sar”: con l’Italia come approdo di tutte le persone prelevate in mare».

Perché ora dovrebbe andare meglio? «Perché l’immigrazione è una bomba che rischia di scoppiare in mano a chiunque. Affrontata così l’emergenza, stiamo lavorando già al secondo passo: intervenire nelle Nazioni africane con partenariati di collaborazione paritari, soprattutto sul piano economico. È chiaro che occorre rimuovere le cause delle partenze».

Da questa vicenda – con i socialisti pronti a smontare gli accordi stipulati dalle massime cariche Ue – l’asse delle destre in Europa esce rafforzato? «Molto. L’immigrazione è il tema dove è più facile riscontrare il centrodestra “allargato”: dal Ppe ad Ecr, da Id e molte delegazioni di Renew. Pensare di spaccare il fronte su questo è controproducente: perché proprio il Ppe qui ha una posizione nettamente più vicina noi che non alle sinistre».

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