Ha ammazzato un ragazzo a Modena: pusher nigeriano aveva ottenuto la “protezione speciale” poche settimane fa grazie al giudice

Da Il Giornale – Nei giorni scorsi ha fatto notizia l’uccisione a Modena di un nigeriano per mano di due connazionali, entrambi regolari sul territorio italiano. Uno aveva ottenuto il permesso di soggiorno per protezione internazionale e l’altro per protezione speciale. Quest’ultimo si chiama Osayande Kingsley e aveva ottenuto la regolarizzazione nel nostro Paese solo pochi giorni prima di commettere l’omicidio. È quanto apprende l’Adnkronos da fonti giudiziarie.

Kingsley è arrivato nel nostro Paese con uno dei tanti barconi e aveva subito avanzato domanda di protezione internazionale a Campobasso nel 2018. Domanda che gli venne rigettata quando si rese irreperibile. Ci ha riprovato una seconda volta a fare domanda, nel 2020, ma la commissione territoriale di Bologna l’aveva rigettata ritenendola infondata.



A quel punto, come ben consigliato dalle associazioni e dalle Ong, ha usufruito del suo diritto di presentare ricorso contro la decisione, guadagnando ancora qualche tempo da richiedente asilo nel nostro Paese. Con lo status di richiedente, un migrante senza documenti è ritenuto formalmente regolare nel nostro Paese fino a pronuncia definitiva.

Ed è proprio a fronte di quel ricorso che Kingsley ha ottenuto il permesso di soggiorno con protezione speciale. Infatti, lo scorso 13 luglio, il giudice, pur ritenendo non sussistenti i presupposti per la protezione internazionale, gli aveva concesso la protezione speciale. “Capacità dimostrata di saper cogliere le occasioni di inserimento e di integrazione“, si legge nella motivazione che ha portato alla regolarizzazione ufficiale per il nigeriano. Quel che non è chiaro è come abbia fatto il giudice a esprimersi in questa direzione nei confronti di Kingsley, nonostante l’uomo abbia anche dei precedenti per droga nel nostro Paese. Inserimento e integrazione passano anche per la droga?



Davanti a questi casi appare sempre più razionale la volontà del governo di intervenire sull’istituto della protezione speciale, della quale ne sono stati denunciati in più occasioni gli effetti distorsivi, soprattutto dopo la modifica introdotta dal dl 130 del 2020 che ne aveva allargato notevolmente l’ambito di applicazione. Il governo sta lavorando alla modifica, che introdurrebbe nuovi paletti che impedirebbero l’ottenimento della protezione speciale da parte di soggetti socialmente pericolosi, con precedenti per spaccio o altri reati. Rimuovendo portando gran parte della discrezionalità del giudice nella decisione finale.ù

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