Gli estremisti dell’Anpi finalmente “cacciati” dalle scuole: stop alle lezioni di Resistenza, e la sinistra impazzisce

Da Il Secolo d’Italia – L’Anpi vuole fare lezione nelle scuole. Lo ritiene un diritto più che un dovere. E così, a tre giorni dalla scadenza dell’accordo non rinnovato dal ministero dell’Istruzione sulle conferenze che l’associazione tiene tra i banchi per indottrinare gli studenti, comincia la consueta lagna.

Un piagnisteo davvero incredibile: infatti ci sono già i professori di storia e di educazione civica che per contratto devono svolgere un programma e che devono insegnare ai loro alunni il periodo della Resistenza e i valori insiti nella nostra Costituzione.



Ma che c’azzecca l’Anpi nelle scuole?

Quindi che c’azzecca l’Anpi, associazione politica più che di divulgazione storica e che da anni si occupa di rivitalizzare nelle piazze l’odio antifascista verso la destra? In realtà non c’entra proprio nulla. Ma nessuno ha il coraggio di farlo notare alla stessa Anpi e a Pd e Cgil che si stanno stracciando le vesti affinché l’accordo venga rinnovato.

Pd e Cgil fanno pressing su Valditara

«Non ci sono costi da sostenere», hanno fatto sapere dall’Anpi, «il silenzio è un segnale politico». Il Pd si è subito accodato: «Sosteniamo con forza l’appello dell’Anpi affinché il ministro Valditara rinnovi il protocollo in scadenza per realizzare attività nelle scuole volte a divulgare i valori espressi nella Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale nati con la Resistenza.



Sono 10 anni che questo protocollo viene rinnovato. Sarebbe inspiegabile se il ministro lo sospendesse». Né poteva mancare analogo appello dalla Cigl.

Ma pensano che gli italiani siano scemi?

Tutti convinti che gli italiani siano scemi e che non abbiano capito che l’Anpi vuole entrare nelle scuole per fare politica, magari per denunciare l’incombente pericolo del ritorno del fascismo e non per propagandare i valori di liberà e solidarietà.

E che tanta agitazione proviene solo dal disappunto di vedersi messi finalmente alla porta, sempre che il ministro non si lasci convincere. Esclusi da un’istituzione che deve educare gli studenti al pensiero critico e non imporre loro dogmi ideologici. Senza contare che poi i presidi, nella loro autonomia, possono liberamente scegliere se invitare a parlare nelle loro scuole uno dell’Anpi, o uno storico o un costituzionalista.

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