Dietro il “terrorismo climatico” e le ansie indotte dai media c’è un vergognoso business della paura. La denuncia di Crepet (Video)

Da Il Paragone – Da un po’ di giorni si parla di eco ansia, il cui significato semantico è chiaro, ma ad alcuni è chiaro anche il quadro generale in cui questo strano fenomeno, segno dei nostri tempi, si inserisce: Paolo Crepet è tra questi, e, da grande comunicatore prima ancora che psichiatra e sociologo, ha tentato di smontare l’isteria collettiva che, specie sui più giovani, sta facendo presa.

Isteria a sua volta “indotta dagli adulti”, giacché “siamo noi a essere ansiosi per loro e allora li carichiamo di ansie che non avrebbero o che avrebbero in senso fisiologico”. L’ansia, va da sé, è un sentimento paralizzante. Così ha affermato in una intervista all’Agi, ribadendo quanto detto, ieri, ospite di In Onda su La7.



Ma andiamo con ordine. Anzitutto, per lo psichiatra e sociologo, come ha dichiarato nell’intervista, dietro all’eco ansia di Giorgia Vasaperna di cui tanto si è parlato c’è un “condizionamento riflesso“.

Ma il problema più grave è un altro, una deriva che all’occhio clinico di Crepet pare inevitabile, se non rientriamo nei canoni di un pacifico dibattito tra idee, dunque senza catastrofismi o toni apocalittici e apodittici: il rischio, enorme, è “il marketing dell’ansia”, quello che fa leva sulle paure – indotte, dicevamo – dei più giovani, e più vulnerabili.



Il marketing dell’ansia

In definitiva “il business degli psicofarmaci” potrebbe aver trovato un nuovo e assai lucroso campo d’azione: “Anche l’ansia produce denaro”. Noi, tutti, anche gli attivisti di Ultima Generazione (indottrinati, esaltati, narcisisti? Non è questa la sede per discuterne), siamo dei consumisti, e non produciamo alcun valore, “consumando” ciò che la narrativa dominante ci propina quotidianamente.

Spieghiamolo meglio usando le parole dello stesso Crepet: “Consumiamo psicofarmaci, consumiamo psicoterapie, non facciamo nulla per porvi rimedio, quindi non produciamo beni materiali, semmai li consumiamo”. Inoltre: “Voglio sapere quella ragazza (Giorgia Vasaperna, NdA) quanto consuma: se consuma quanto me, siamo complici“, puntualizza l’esperto.

L’ansia come fattore indotto, dunque, è il diabolico portato della massiccia campagna mediatica e politica sui presunti cambiamenti climatici e sul nuovo dogma della transizione energetica, in cui incanalare il fisiologico dissenso giovanile. E ancora: “Questo pianto collettivo non è un’uscita di sicurezza.

Anzi, ci ritroviamo in un’altra stanza, peggiore di quella da cui siamo scappati”, anche perché le discrasie sono notevoli nei ragionamenti di questi eco ansiosi, che magari vanno in crociera su “navi inquinantissime”, o hanno il telefono di ultimissima generazione, prodotto con materiali anch’essi assai inquinanti. Nel frattempo, le case farmaceutiche sono pronte a sfruttare questa ondata generazione di insicurezza e, appunto, di (eco) ansia. Indotta.

Gli attivisti di Ultima Generazione

Nella puntata di In Onda, invece, Paolo Crepet si è scagliato contro gli attivisti di Ultima Generazione per gli attacchi ai monumenti e alle opere d’arte: “Se non ci fossero i social“, ragiona lo psichiatra, Ultima Generazione “sarebbe sconosciuta”, perché “se uno butta la pappa di pomodoro sui girasoli di Van Gogh per cinque minuti diventa famoso“.

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