Clima, il sondaggio che fa a pezzi gli eco-terroristi: gli italiani non credono agli allarmismi dei catastrofisti

Da Libero Quotidiano – Che la questione del clima sia molto meno facile e lineare di quanto propagandano i media ai quali si appoggiano la sinistra e gli ecotalebani per diffondere l’allarmismo lo spiega bene il risultato del sondaggio appena pubblicato dal sito termometropolitico.it.

E accende un faro deciso sul tipo di informazione appiattita e sulla faziosità comunicativa che viene quotidianamente proposta. A partire dall’appello dei cento scienziati che invitano (intimano?) i giornalisti italiani a «non parlare di maltempo, ma di cambiamento climatico, perché si tratta di una crisi peggiore del Covid». Vietato supportare, anche con numeri e studi di autorevoli università, altre tesi.



Chi non sta con loro si becca l’etichetta di negazionista, che ormai non si nega più a nessuno. La rilevazione di termometropolitico.it svela come le cosiddette certezze di quanti accusano l’uomo di essere l’autentico responsabile dei disastri ambientali diventino molto meno certezze quando si esce dai salottini degli eco-chic e si va a chiederlo alla gente comune, quella che si è comunque trovata a fare i conti con l’emergenza che ha colpito l’Italia nelle ultime settimane, tra nubifragi e violente grandinate nel Nord Italia e il caldo condito dagli incendi in Sicilia e Puglia.

VOX POPULI



E dunque ecco che alla domanda se “le cause di nubifragi ed incendi siano correlate al cambiamento climatico” c’è un grande equilibrio complessivo, con un 50,3% degli intervistati che lega i fenomeni estremi ai mutamenti, un 47,7% che non vede una correlazione diretta e un 2% che non si sbilancia.

Scorporando i dati, spicca la stessa parità che si riscontra fra due posizioni teoricamente all’opposto: quella cara ai “gretini” per cui si deve rallentare la produzione della Co2 e abbandonare l’utilizzo di combustibili fossili (35%) e quella per cui nubifragi e incendi- spesso di orgine dolosa – ci sono sempre stati e dunque non incolpiamo il progresso, visto che con alta frequenza a dare fuoco a intere regioni sono dei criminali piromani.

E se appena un 2% degli interpellati non esprime un parere, segno che sul tema quasi tutti hanno un’opinione, la risposta meno frequente è quella che smonta il teorema dell’Italia come culla dei negazionisti influenzati dalle politiche del governo e di giornali come Libero (anche di questo siamo stati accusati).

Il campione intervistato che parla di cambiamenti climatici e conseguenti fenomeni devastanti come una «montatura mediatica per creare allarme» si ferma infatti al 12,3%. Insomma, se cercate negazionisti e complottisti tout court, ne troverete uno su 10 e non la «galassia» descritta anche ieri dal quotidiano debenedettiano Il Domani.

REALISMO

Senza contare l’importanza di quel 15,3% che ha risposto «Sì, è colpa delle emissioni di Co2, ma in Europa le stiamo riducendo ed altri sacrifici sarebbero troppo costosi per noi. È in Asia che stanno crescendo».

Accodandosi così a quella metà di italiani che contestano evidentemente politica e narrazione di Bruxelles (e della sinistra nostrana). In quest’ultima frase sta racchiusa gran parte della vexata quaestio attorno al quale ruotano le scelte politiche che si riverberano sui cittadini.

Le imposizioni Ue in ottica di riduzione delle emissioni iniziano ad essere indigeste anche a quanti sono in allarme per il clima, dal momento che l’evidenza rivela come i giganti asiatici come Cina e India stanno spingendo forte sull’industrializzazione e la conseguente impennata di inquinamento, mentre l’esito di una stretta europea darebbe risultati risibili.

Le politiche green che toccano soprattutto abitazioni, trasporti e combustibili con l’obiettivo di abbassare le emissioni del 55% entro il 2030, infatti, nell’ottica globale sono insignificante frazione di quello che servirebbe davvero per incidere sull’ecosistema Terra, dato che «l’Unione europea oggi è responsabile soltanto dell’8% delle emissioni globali». Era il 2021, lo spiegava Mario Draghi

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