Sondaggio europee, la destra vola e punta a prendersi l’Ue. E la sinistra già grida all’«onda nera» e «pericolo delle destre»

Da Libero Quotidiano – «Il pericolo delle destre!», tuonerebbero, anzi, tuoneranno i progressisti, se le proiezioni diventeranno realtà. Si votasse oggi per il parlamento europeo, stando all’elaborazione del sito specializzato Europeelects.eu, il gruppo Identità e Democrazia di cui la Lega è il partito più numeroso crescerebbe da 76 a 93 eletti: la stima varia da un minimo di 84 a un massimo di 98, dato quest’ultimo che sarebbe clamoroso.

L’exploit del Rassemblement National di Marine Le Pen farebbe cadere dalla sedia gli opinionisti-maestrini dalla penna rossa: le “camicie nere”, anzi i “nazistacci” schizzerebbero da 19 a 27 eletti, primo partito per distacco, 9 seggi in più di Renaissance del presidente Emmanuel Macron. La Lega, in base ai numeri di Europeelects.eu, farebbe eleggere 8 rappresentanti.



Una componente fondamentale di Identità e Democrazia (Id) è Alternative für Deutschland (AfD) che per i sondaggi volerebbe da 9 a 22 europarlamentari. Identità e Democrazia diventerebbe così la terza forza del parlamento europeo, che confermerebbero il sorpasso sui Conservatori (Ecr) di cui fa parte Fratelli d’Italia, che ovviamente sarebbe il partito italiano maggiormente rappresentato a Bruxelles con 26 eletti: nel 2019 il partito di Giorgia Meloni ne aveva portati 9, un terzo.

I NUOVI EQUILIBRI



Il prossimo parlamento Ue avrà 720 deputati, non più 705. I calcoli sono stati effettuati sui 15 rappresentanti in più. Torniamo un attimo a Identità e Democrazia: altra benzina arriverebbe dal Partito per la Libertà olandese, che dopo aver vinto recentemente le elezioni nazionali col 23,5% diventando il primo schieramento in patria, porterebbe in dote 4 rappresentanti.

Due, invece, arriverebbero dal Partidul Sos Romania. In forte ascesa, dicevamo, anche i Conservatori: da 62 salirebbero a 81, con una media che va 74 a 85. Il gruppo più numeroso al parlamento europeo, come da previsioni, rimarrebbe saldamente il Partito Popolare Europeo, che in base ai sondaggi nell’ultimo mese ha guadagnato 4 rappresentanti salendo a 179, il miglior risultato da quasi due anni. Nel 2019 il Ppe, di cui fa parte Forza Italia (11 esponenti), aveva eletto 187 eurodeputati: ora il numero oscilla tra 169 e 185. Forza Italia, si votasse oggi, porterebbe in Belgio 6 rappresentanti.

Il secondo gruppo più numeroso rimarrebbe quello dei Socialisti e Democratici (S&D), 141 seggi, che alla scorsa tornata ne avevano conquistati 147. La forbice attuale, per S&D, va da 133 a 148. Il Pd oggi è quotato a 17 rappresentanti, quasi come 5 anni fa, quando erano 15. La quarta forza a Bruxelles sarebbe Renew Europe, in maggioranza rappresentato da Macron: sarebbe comunque un tonfo, da 98 a 84, con la previsione peggiore che attribuisce 75 eletti. Di Renew fanno parte anche Azione e Italia Viva. Ricordiamo che in Italia la soglia di sbarramento per i singoli partiti, pena l’esclusione dell’europarlamento, è del 4%.

POPOLARI IN CRESCITA

Veniamo alle singole percentuali. La media dei sondaggi elaborati da Europeelects.eu dà il Partito Popolare europeo al 22,8% (+1,8) rispetto alla precedente elezione; Socialisti e Democratici scenderebbe di poco, da 18,5 a 17,9%. Identità e Democrazia salirebbe dall’11,4% al 12,1, il livello più alto da febbraio 2020. Renew in forte perdita, 2,6 punti: da 13 a 10,4%. Da segnalare la forte discesa dei Verdi, dall’11,7 al 7, ed è un dato significativo alla luce della martellante ideologia green: i Verdi crollerebbero da 74 a 49 eurodeputati.

E qui torniamo alla soglia di sbarramento: il partito di Bonelli, Europa Verde, è destinato a non avere alcun rappresentante. Se al momento gli equilibri per formare la maggioranza dipendono ancora da Ppe e S&D, una tale crescita dei partiti di destra potrebbe far sì che su determinati provvedimenti (la difesa dell’identità europea, il “no” alle politiche green spregiudicate, l’immigrazione) si possa formare un asse tra Id, Conservatori, e parte del Ppe rappresentato dal premier Viktor Orbán e dagli alleati più vicini. Un’eventualità contro cui, terminate le feste, i nostri maestrini inizieranno a scagliarsi col noto repertorio, «l’ondata nera», «il pericolo delle destre», e avanti così.

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