Padova, cooperativa dell’accoglienza denuncia la truffa: “Tra i migranti ci sono troppi falsi minorenni”, ma va?

Da Il Mattino di Padova – «Attenzione, aumenta il numero dei minori non accompagnati che arrivano nei nostri Cas. Non tutti però sono davvero minorenni, sempre più spesso si dichiarano under 18 ma in realtà superano la maggiore età e questo finisce per creare conflitti nella micro-accoglienza.

Siamo a un 30% di situazioni difficili all’interno delle nostre comunità educative». L’allarme è lanciato da Loris Cervato, responsabile cooperazione sociale Legacoop Veneto, ed è condiviso anche da Luca Favarin, della cooperativa Percorso Vita che si occupa proprio di giovanissimi.



Accanto alla questione aeroporto, che fa discutere perché potrebbe diventare un hub, proprio quello che il sindaco e presidente della Provincia Sergio Giordani respinge con determinazione, ci sono le risorse ridotte al lumicino;

la resistenza di alcuni sindaci (per lo più di centrodestra) a potenziare l’accoglienza diffusa e, infine, resta sulla sfondo la sirena del mondo produttivo che ha bisogno di manodopera. «Dopo tutti questi anni» continua Cervato, «siamo fermi, non abbiamo imparato nulla e un fenomeno ben noto si trasforma sistematicamente in emergenza».



I rischi

«Siamo molto preoccupati» conferma Favarin, «non abbiamo più posto ma c’è sempre bisogno di accogliere ragazzini. Quello che ci spaventa di più è che possano essere intercettati dalla malavita che gestisce lo spaccio di droga. Servono come galoppini per portare la droga, ma sappiamo tutti molto bene dove finiscono quei fiumi di stupefacenti: in città».

I minori per la criminalità sono preziosi: «Fino a 14 anni non puoi punirli» sottolinea Favarin, «e ai delinquenti che li “arruolano” interessa solo questo, non certo la devastazione psicologica che ne consegue. Anche se fanno uso di stupefacenti sporadicamente, sono molto fragili, con loro ci vuole una pazienza infinita perché sono trasportati dalla marea, cadono di continuo e devi aiutarli a rimettersi in piedi».

Le cooperative

«I bandi sono sostanzialmente tagliati» aggiunge Cervato, «ad esempio non è più prevista la possibilità di insegnare italiano, dare assistenza psicologica e legale. Insomma è messo in discussione il nostro lavoro e il risultato è che alcune cooperative vogliono tirarsi indietro: sarebbe tremendo alla luce dei numeri già risicati che possiamo offrire. L’accoglienza si sta trasformando – a causa delle politiche di questo Governo – in un lavoro di guardiani invece che di professionisti dell’integrazione.

Cominciamo a vedere – nei capitolati dei bandi – che sono ridotte le risorse per l’integrazione sociale, la formazione, l’avviamento e l’accompagnamento al lavoro. Più di qualche cooperativa vuole rinunciare e sarebbero guai perché siamo già al limite. Come Legaccop Veneto abbiamo sollecitato la direzione nazionale perché questo problema sia affrontato in maniera concertata».

I centri di accoglienza

I maxi hub non aiutano. Anzi. Finiscono per rivelarsi ghetti: «In una situazione di massificazione, dove le persone non sono accolte ma stipate, non sono integrate ma controllate, non c’è prospettiva» continua Cervato, «questo non è sociale e non c’entra con il nostro mondo.

Non dico non sia legittimo, dico che non fanno integrazione e creano disagio sul territorio. Basti pensare che non c’è distinzione e rispetto delle culture e delle etnie ed è impensabile credere che chi è appena arrivato sappia in che paese d’Europa si trovi e sia in grado di acquisire e decodificare regole e cultura. Il risultato è uno solo: hai un parcheggio, devi fare il guardiano e le tensioni proliferano». Ecco perché buona parte delle coop ha detto no al prefetto Francesco Messina per gestire l’Allegri.

I precedenti

L’esperienza ha mostrato che i grandi centri non funzionano perché i migranti diventano facile preda della criminalità. «Per chi vuole delinquere è molto più facile annidarsi nelle grandi strutture dove sei un numero» conferma Cervato, «invece che nella micro accoglienza dove sei un nome.

Il Prefetto di Padova ha due strade davanti a sé in questo momento: avvalersi in maniera temporanea – proprio come prevede un’emergenza – di Croce Rossa e Protezione civile oppure affidare a una cooperativa che fa maxi accoglienza l’aeroporto con un bando straordinario.

Spero non si arriverà a quest’ultima soluzione» l’auspicio del responsabile Legacoop Veneto, «perché ci ha già insegnato – ricordiamo Cona e Bagnoli – dove siamo andati a finire. Quella vicenda ha avuto effetti devastanti su tutto il sociale, perfino sulle realtà che non si occupavano di migranti».

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