Orrori del comunismo, ecco il libro nero degli italiani imprigionati nei gulag: la storia di cui non si parla volentieri

Da Il Secolo d’Italia – Quanti sono gli italiani periti nei gulag in Unione sovietica? Una domanda che nessuno si pone più oggi, visto che la tendenza dominante è quella di rintracciare i fantasmi del fascismo (finito nel 1945). Salvo qualche voce isolata, come quella di Ernesto Galli della Loggia pochi giorni fa sul Corriere, a nessuno pare conveniente attardarsi sui danni del comunismo, sui suoi “errori ed orrori”, come direbbe qualcuno…

Galli della Loggia e la censura della parola “comunista”

Anzi, l’annotazione di Galli della Loggia sulla censura dell’aggettivo comunista accostato a qualche nefandezza (tipo i delitti delle Br) ha dato così fastidio che ancora ieri si leggevano repliche piccate, tipo quella apparsa sul Fatto nella quale si rivendicava al Pci di avere fatto i conti con i terroristi di casa propria mentre nel Msi ciò non sarebbe accaduto. Sorvolando, ad esempio, sulla richiesta di Almirante della pena di morte per i terroristi sia neri che rossi.



I conti col passato li fanno gli storici

Ma lasciamo la parola ai ricercatori e agli storici che hanno ancora la voglia e il coraggio di andare controcorrente e di svelare pagine oscurate sul comunismo e le sue vittime: ora abbiamo a disposizione uno studio approfondito e documentato sugli italiani nei gulag, (Il libro nero degli italiani nei gulag, Leg edizioni, pp. 573, euro 24) curato da Francesco Bigazzi e che raccoglie scritti di Dario Fertilio, Ugo Intini, Aldo G.Ricci, Elena Parkhomenko, Stefano Mensurati, Giovanni Di Girolamo, padre Fiorenzo Reati, Anatoli Razumov.

Le cifre di un orrore rimosso

Il numero delle vittime non è ancora definito in modo incontrovertibile ma alcune cifre sono certe: 822  comunisti e anarchici emigrati in Russia, 78 incarcerati durante le purghe staliniane, 1200-1500 deportati nel 1942 nei gulag del Kazakistan tra gli italiani di Crimea. E infine c’è il tragico capitolo dei circa 64mila prigionieri di guerra del Csir e dell’Armir, 40mila dei quali morti nei gulag.



Togliatti e le reticenze del Pci

Dati alla mano – sottolinea – Bigazzi – “possiamo dimostrare che le condanne a morte di antifascisti furono ben più numerose in Unione sovietica sotto Stalin che non in Italia sotto Mussolini“. Ci sono poi le responsabilità del Pci e di Palmiro Togliatti nel silenziare il dramma degli italiani inghiottiti nell’Arcipelago Gulag. Se ne occupa, nel libro, Ugo Intini che con l’Avanti promosse contro lo storico segretario comunista una campagna di verità che risale al 1988.  L’idea del nostro giornale – ha raccontato Intini nel 2012 – “nacque sulla scia della Perestroika avviata da Gorbaciov e la conseguente apertura degli archivi. Da quegli archivi saltarono fuori delle carte che riabilitarono la figura di Nikolaj Bucharin, condannato a morte nel ’38 da un tribunale staliniano con un coinvolgimento diretto del leader del Pci”.

Il dramma degli italiani di Crimea

Particolarmente crudele, infine, il dramma dei circa 2000 italiani della comunità di Kerc che a partire dal 1921 e fino alla fine degli anni Cinquanta vennero repressi perché sospettati di sabotare la rivoluzione in quanto stranieri. Un calvario che nel libro viene descritto da Stefano Mensurati ricorrendo a numerose testimonianze inedite.

In una fase politica in cui si parla molto, in termini di propaganda, di fare i conti con la propria storia, i saggi raccolti nel Libro nero degli italiani nei gulag aiutano  a capire quanta ipocrisia vi sia da parte della famiglia politica della sinistra che ha perennemente il dito puntato contro il nemico. Sono saggi che fanno ben capire, infatti, il ruolo attivo del gruppo togliattiano nel terrore staliniano e denunciano – osserva infine Bigazzi – i tentativi della dirigenza del Pci di continuare a coprire i misfatti di Stalin fino al crollo dell’Urss e la messa al bando del Pcus. Un atteggiamento oscurantista che, salvo alcune eccezioni, influenza la stragrande maggioranza degli eredi del Pci”.

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