Mattarella pessimo, attacca (indirettamente) Vannacci ed esalta la sostituzione etnica: “La nostra patria un incontro di etnie e religioni”

Sergio Mattarella non è il presidente degli italiani, ma nemico degli italiani, un burattino al servizio dell’ideologia mondialista che punta alla carcerazione dei popoli e della loro identità. Il suo intervento al Meeting di Rimini, un agglomerato di cattocomunisti, è alquanto imbarazzante e vergognoso. Il presidente (volutamente minuscolo) indirettamente attacca il generale patriota Vannacci vaneggiando sulla Costituzione e sul cosiddetto sentimento d’odio. Ancor peggio umilia la Patria esaltando la sostituzione etnica del popolo italiano. Mattarella  è il peggior presidente della Repubblica che ci potesse capitare.

da Il Fatto Quotidiano – La Costituzione nasce “per superare ed espellere l’odio“. La nostra patria è il “frutto dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni”. E “la pretesa della massificazione è quel che ha caratterizzato ideologie e culture del Novecento che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo“.



Sono alcuni dei passaggi del discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Meeting di Rimini. Un intervento che, pur senza riferimenti espliciti, ha assunto i connotati di una lezione indiretta, nel solco costituzionale, dopo una settimana di circo sollevato dal libro autoprodotto del generale dell’esercito Roberto Vannacci.

Era stato lui, in quel volume, tra le mille cose a dir poco controverse, a scrivere che “se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”.



Dall’altra parte c’è la voce del capo dello Stato – che per la legge fondamentale è anche quello delle forze armate – che sottolinea una volta di più che “l’odio” non può essere “misura dei rapporti umani” secondo il dettato costituzionale. “Quell’odio che, la civiltà umana, ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”.

La domanda di partenza del ragionamento del presidente è su cosa si fondano la società umana e la realtà nella quale ciascuno di noi è inserito? “E’ il carattere dello scontro? – si chiede Mattarella – È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo“. Secondo il presidente, dunque, “l’aspirazione non può essere quella di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se così fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto del rispetto delle diversità, delle specificità proprie a ciascuna persona. Non a caso, la pretesa della massificazione è quel che ha caratterizzato ideologie e culture del Novecento che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo”.

Mattarella aggiunge: “Le identità plurali delle nostre comunità sono il frutto del convergere delle identità di ciascuno di coloro che le abitano, le rinnovano, le vivificano. Nel succedersi delle generazioni e delle svolte della storia”. “È la somma dei tanti tu uniti a ciascun io, interpellati dal valore della fraternità o quanto meno, del rispetto e della reciproca considerazione” ha aggiunto. “È il valore della nostra patria, del nostro straordinario popolo – tanto apprezzato e amato nel mondo – frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e diretto a costruire il bene comune”, ha spiegato il capo dello Stato. Anzi, sono proprio le nostre istituzioni, precisa meglio il presidente, che “sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento – attraverso la coesione, dunque la solidarietà – di sentimenti di rispetto e di collaborazionel’amicizia, riempie questi rapporti, rendendoli condizione per la felicità. Sono, i sentimenti e i comportamenti umani che esaltano la vita della comunità“.

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