All’economista Ue scappa la verità: “Il vero piano dell’Europa per uccidere il lavoro”, non ce ne eravamo accorti……

Da Il Paragone – Non avvertono più neppure il bisogno di nascondersi, ci spiattellano in faccia la verità, presumibilmente credendo, e forse non hanno tutti i torti, che oramai i cittadini dell’Unione europea siano ben abituati – anche grazie alla “emergenza” del Covid – ad accettare tutto, supini.

E così può capitare che una voce dal sen fuggita, o magari un lapsus freudiano, faccia dire al belga Pierre Régibeau (ex vicecommissario Ue alla Concorrenza e docente universitario, non solo un oscuro burocrate) che dovremmo, serenamente, accettare che le politiche Green “uccidano” il lavoro.



Per la precisione, ecco le sue sconcertanti parole: “Se a causa della transizione scompare l’industria bisogna farsene una ragione”. Ecco chi è la gente che decide i nostri destini. Per quanto, pare, sia uno stimato economista, le parole di Régibeau, rilasciate in una intervista al belga L’Ècho, svelano tutta l’arroganza del potere.

Sconcertanti dichiarazioni

L’industria pesante europea rischia infatti di scomparire a causa delle regole imposte dalla transizione ecologica, ma il belga non sembra preoccupato: “Se scompare, così sia, è evidentemente necessario che succeda. Che senso ha produrre acciaio qui se possiamo acquistarlo spendendo tre volte meno in Indonesia?”. E ancora, senza ritegno, rispondendo alla naturale obiezioni sui posti di lavoro che, in tal modo, verrebbero meno in Europa: “Se seguissimo questo ragionamento, avremmo ancora 40.000 minatori a Liegi. Non facciamoci illusioni. Le economie sono flessibili, si evolvono. Gli urti vengono assorbiti”. Come non manca di sottolineare La Verità, unico quotidiano italiano che ha riportato tali esternazioni, Régibeau fa parte del gruppo integralista dell’ambiente, lo stesso che ha acceso i riflettori sulle direttive su casa, auto, imballaggi, alimentare e natura



La (poco convinta) smentita della Commissione

Immediatamente, ma non sappiamo quanto convintamente, ha preso le distanze dall’economista belga Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione: “Tali opinioni possono costituire buoni titoli ad agosto, ma in nessun caso rappresentano la Commissione”. Ma il dubbio che, in vista della tornata elettorale delle Europee 2024, si tratti solo di una strategia conciliante è forte ed è evidente negli stessi provvedimenti dell’Unione europea negli ultimi anni. Sull’altare dei presunti cambiamenti climatici e della transizione energetica vengono sacrificati i diritti dei cittadini, e gli esempi sono tanti: dalla folle direttiva Direttiva cosiddetta  “Case Green”, che obbliga a onerosissimi interventi di riqualificazione energetica, a quella relativa alla sostituzione delle caldaie a gas e all’installazione dei pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici e commerciali a partire dal 2026; dallo sconvolgente “sdoganamento” degli Ogm alla “guerra” fatta ai tradizionali alle auto a benzina e diesel, in favore delle auto elettriche, protagoniste di più di un episodio di autocombustione.

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