Le sanzioni alla Russia? Una sciagura per l’economia europea. Eurostat choc: boom di aziende fallite, +8,4% in Ue, +2,9% in Italia

da Il Giornale D’Italia – Dati preoccupanti e assolutamente da non sottovalutare quelli che arrivano dall’Eurostat: il numero di dichiarazioni di fallimento delle imprese nei Paesi dell’ UE è infatti aumentato per il sesto trimestre consecutivo: rispetto al trimestre precedente, il numero di fallimenti è aumentato dell’8,4% nel secondo trimestre del 2023,e ha raggiunto il livello più alto in assoluto dall’inizio della raccolta dei dati nel 2015, mentre in Italia è aumentato del 2,9%. 

Record fallimenti di aziende, +8,4% nella UE e +2,9% in Italia, effetto delle sanzioni alla Russia, rialzo costi energetici e tassi BCE

Se si contano invece solo i Paesi dell’eurozonai fallimenti aziendali sono aumentati del 9%. Guardando in particolare ai fallimenti per attività, tutti i settori dell’economia hanno registrato un aumento del numero di fallimenti nel secondo trimestre del 2023, rispetto al trimestre precedente.



I più colpiti sono stati i servizi di alloggio e ristorazione (+23,9%), quello dei trasporti e magazzinaggio (+15,2%), ma anche istruzione, sanità e attività sociali (+10,1%). Rispetto al quarto trimestre pre-pandemico del 2019, il numero di dichiarazioni di fallimento nel secondo trimestre del 2023 è stato più elevato nella maggior parte dei settori dell’economia: i maggiori incrementi del numero di fallimenti, rispetto al quarto trimestre 2019, sono stati registrati, ancora una volta, nei servizi di alloggio e ristorazione (+82,5%) e trasporti e magazzinaggio (+56,7%).

Al contrario, nel secondo trimestre del 2023, sono stati solo due i settori dell’economia in cui il numero di dichiarazioni di fallimento è stato inferiore rispetto al quarto trimestre pre-pandemico del 2019: l’industria (-11,5%) e l’edilizia (-2,7%). In Italia i fallimenti di imprese sono aumentati del 2,9%, mentre tra i grandi Paesi dell’UE i fallimenti aziendali risultano in crescita del 4,6% in Francia, mentre non sono disponibili dati riguardanti la Germania.



Tra le varie cause di questi fallimenti aziendali, la loro parte l’hanno inevitabilmente avuta i continui rialzi dei tassi d’interesse ad opera della BCE, alzati di ben 9 volte a partire dal luglio dell’anno scorso, e che finora stanno contribuendo al pesante rallentamento della crescita economica in tutta l’UE, oltre che alle difficoltà sempre più crescenti delle aziende nell’ottenere prestiti e finanziamenti. Anche il rialzo dei costi dell’energia (luce e gas) ha rappresentato un’enorme difficoltà da gestire per molte attività lavorative, causate dall’aumento dei prezzi delle materie prime, già elevati nel post-pandemia e nuovamente risaliti con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. E infine meritano una menzione anche le sanzioni alla Russia, ulteriormente inasprite con lo scoppio del già menzionato conflitto contro l’Ucraina, ma già presenti da tempo: varie aziende europee, comprese molte del nostro Paese, specie nel Nord Italia, avevano grandi rapporti economici privilegiati con la Russia, e sono state per questo particolarmente penalizzate dalle sanzioni commerciali della UE, trovandosi costretti a ripiegare, non sempre fruttuosamente, su altri mercati, come quello turco.

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