La vergogna dei “parassiti” della Cgil: “Vogliono imporre il salario minimo ma poi firmano contratti da 5 euro l’ora”

da Il Primato Nazionale – Roma, 25 lug – Che la Cgil non faccia l’interesse dei lavoratori è sotto l’occhio di tutti. Diventa ancora più imponente quando si rammentano le incoerenze addirittura matematiche cui si presta il principale sindacato italiano, messe in evidenza dal presidente della commissione Lavoro alla Camera, Walter Rizzetto, in un’intervista rilasciata al Giornale.

Cgil, tanta propaganda e poca sostanza

Rizzetto risponde così, interpellato sulla eterna questione del cosiddetto “salario minimo” sostenuto a gran voce da grillini e sinistra, riguardo alle incoerenze della Cgil: “I sindacati che oggi vanno di pari passo sul salario minimo hanno fallito allora il loro compito, che è proprio quello di garantire i lavoratori.



Perché non hanno proposto 9 euro all’ora nei contratti che hanno firmato sulla vigilanza privata? Quello prevede 5 euro all’ora”. Ovvero, circa la metà. Il principale sindacato italiano si trova a fare da contraltare a un governo che, sul lavoro, si sta mostrando debolissimo e inefficace. Ma la notizia inquietante è che riesce perfino a fargli fare una figura decente, considerate le insulsaggini e le urla da piazza che con il sostegno concreto ai lavoratori spesso non c’entrano un bel niente.

Un’istituzione vuota, perfino comica

Qualche settimana fa, quando si parlava di Romelu Lukaku alla Juventus, una sezione locale della Cgil ha deciso di rafforzare l’immagine decadente del sindacato grazie al suo segretario calabrese Angelo Sposato, il quale si era concesso di lanciare qualche sermone moralistico perfino sul calciomercato estivo: “La vicenda Lukaku, così come tante altre, dimostra il decadimento dei valori della lealtà sportiva, molte volte provocata da pseudo-procuratori senza scrupoli. Vendere la propria dignità è la cosa peggiore che possa capitare a un individuo”. Uno scivolone piuttosto penoso il quale, ovviamente, aveva suscitato le ironie sui social network. “La Cgil non ha niente di cui occuparsi”, è stato il commento prevalente. Ed è difficile dare torto a questa descrizione.



Alberto Celletti

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