La Spagna tanto per cambiare è spaccata a metà. I Popolari pagano caro gli attacchi ai patrioti di Vox. Incubo rosso non scongiurato

Da Il Secolo d’Italia – È netta la vittoria del Centrodestra in Spagna ma il Paese esce spaccato in due e ingovernabile, al momento, dalle elezioni che hanno tolto lo scettro del potere al leader della sinistra Pedro Sanchez. Di certo i cinque anni di Sanchismo sono al capolinea.

La vittoria dei Popolari, che conquistano 136 seggi – ne avevano 89 nelle precedenti elezioni del 2019 – assieme ai 33 seggi di Vox che ne aveva 52 in precedenza, portano la coalizione di Centrodestra a 169 seggi, appena sette seggi sotto la maggioranza assoluta.



E il leader del Pp, Alberto Núñez Feijóo già annuncia, ringraziando “gli oltre 8 milioni di spagnoli che ci hanno dato il loro sostegno”: “voglio formare un governo e avvierò un dialogo con il resto dei partiti. Chiedo responsabilità affinché la Spagna non subisca blocchi”.

Ma gli ultimi giorni prima dell’appuntamento elettorale, Feijóo li ha passati a tentare di demolire Vox piuttosto che il Psoe nella  illusione di riuscire governare da solo, senza l’apporto del partito di destra che, invece, ora gli è necessario per contrastare la sinistra spagnola, la peggiore assieme a quella italiana. Una sinistra odiata dai cittadini e che ha distrutto la Spagna come l’Italia.



“Oggi è un giorno di preoccupazione ma – ha avvertito con grande lealtà il leader di Vox, Santiago Abascal – non abbasseremo nessuna delle bandiere delle nostre convinzioni. Prima o poi quelle convinzioni saranno vincenti in Spagna e occuperanno un governo”.

Il “regalo” peggiore che Feijóo ha fatto alla Spagna martellando senza sosta su Vox aiutato, in questo dalla solita stampa servile, è che, addirittura, Sanchez potrebbe tentare di tornare a governare utilizzando l’astensione di Junts, la coalizione di Carles Puigdemont. Insomma un vero e proprio accoltellamento alle spalle del popolo spagnolo che considera Puigdemont una specie di maledizione vivente per aver tentato, senza riuscirci, la secessione.

“Lo scenario politico che si sta aprendo adesso è molto incerto – scrive El Mundo. – Le due formazioni di destra – Pp e Vox- hanno 169 seggi e ne mancano sette alla maggioranza assoluta. Feijóo, facendo uno sforzo negoziale, potrebbe riuscire ad aggiungere altri due deputati al suo computo con il seggio conquistato dall’Unión del Pueblo Navarro e, con molto più impegno, quello conquistato dalla Coalición Canaria”

“Quest’ultimo sarebbe particolarmente difficile perché questo gruppo ha sempre dichiarato che non avrebbe sostenuto un governo che includesse Vox. Il tandem della sinistra – Psoe e Sumar – ha ottenuto 153 deputati, due in meno rispetto a quelli che Psoe e Unidas Podemos hanno aggiunto in questa legislatura. Tuttavia, con l’intero ventaglio dei partiti del cosiddetto “blocco delle investiture Sánchez”, arriverebbe a 172 seggi, uno in più rispetto al blocco di destra”.

Il leader del Pp, Alberto Nunez Feijoo, ha riunito per oggi, alle 17, la direzione nazionale del Partito popolare composto dai cosidetti ”baroni territoriali”, ovvero i componenti delle leadership oltre ai deputati e ai senatori.

Durante la riunione della Giunta direttiva, Feijoo difenderà il suo diritto a formare il nuovo governo perché sarebbe una ”anomalia” che in Spagna ”non possa governare il partito più votato”. Per questo, ha chiesto che ”a nessuno venga la tentazione di bloccare” il governo in Spagna, alludendo al premier socialista Pedro Sanchez.

La tentazione di Feijoo e di cercare di governare mettendo insieme, con Vox, Coalizione Canarie, Pnv Vasco di destra e il partito di Navarra, anch’esso di destra. Così si raggiungerebbe la maggioranza assoluta dei 176 seggi richiesti. Ma Vox rifiuta un eventuale governo con il Pnv.

Non va dimenticato che queste elezioni politiche anticipate, sono le prime che si tengono in Spagna in piena estate. Le ha imposte Sanchez, dopo la sconfitta alle elezioni regionali e comunali del 29 maggio, sperando di riuscire a orientare il voto contando sul possibile astensionismo che lo avrebbe favorito.

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