Il piano di pulizia “law & order” (legge e ordine) di Donald Trump conquista” gli americani: così il tycoon sbaraglia gli avversari

da InsideOver – “Non mi piace il termine ‘woke’. È un termine che usano loro, metà della gente non riesce a dire cos’è, nessuno sa cos’è”. Parole di un esponente ultra liberal come Bernie Sanders o Alexandria Ocasio-Cortez? No, è un durissimo affondo di Donald Trump contro i suoi inseguitori alle primarie repubblicane, Ron DeSantis in testa.

Negli ultimi due anni il partito repubblicano ha alzato il livello dello scontro nelle guerre culturali che dividono politica e società americana. Il governatore della Florida è diventato uno degli alfieri che sfida la cosiddetta cultura woke.



Un concetto diventato un ombrello per definire tutte le istanze che arrivano dalla sinistra liberal e che nel tempo hanno contagiato i democratici. Stiamo parlando, ad esempio, del diffondersi della teoria critica della razza, del linguaggio inclusivo e degli studi di genere nelle scuole.

Quindi, come mai Trump snobba in modo così netto le guerre culturali? Per il semplice fatto che forse non portano voti, o meglio non ne portano abbastanza. Una tendenza fotografata in modo plastico dai sondaggi. Eppure non tutti i candidati alla nomination per sfidare Joe Biden nel 2024 sembrano volerla cogliere. Anzi.



La gara nel campo repubblicano

Ron DeSantis, ha calcolato il New York Times, durante un discorso nel 2022 ha usato la parola “woke” cinque volte in 19 secondi. L’ex governatrice e ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Halley ha detto che la “wokeness” è peggio di qualsiasi pandemia. Tim Scott, senatore afroamericano della Sud Carolina, ha detto che la “woke supremacy” è peggiore del suprematismo bianco.

In breve tempo tra i candidati si è diffusa la convinzione che la lotta contro l’ideologia “woke” sia il modo migliore di accreditarsi agli occhi degli elettori. L’idea che la battaglia di DeSantis in Florida potesse essere messa a frutto a livello nazionale. Eppure gli elettori non sembrano esserne così convinti. Secondo un sondaggio del Siena College e New York Times gli elettori repubblicani (e pure quelli dell’Iowa dove il 15 gennaio 2024 prenderanno il via le primarie) non sembrano interessati alle proposte che puntano a depurare l’ideologia liberal da aziende, scuole e giornali. Al contrario gli elettori preferirebbero un messaggio semplice e diretto in materia di “legge e ordine”.

I sondaggi che svegliano DeSantis e gli altri

Davanti a una domanda diretta, solo il 24% degli elettori ha detto che sceglierebbe un candidato impegnato nello sradicare l’ideologia woke da aziende, media e scuole rispetto a uno che invece punterebbe a un programma di legge e ordine per la sicurezza nelle strade e lungo i confini. E infatti il 65% degli interpellati sceglierebbe un candidato con un programma incentrato sulla sicurezza.

Una tendenza che per ora sembra aver colto solo Donald Trump. DeSantis, che ha costruito parte della sua recente carriera politica sulla battaglia contro la Disney e la sua agenda liberal, non sembra aver raccolto molti frutti. E infatti il 52% degli elettori del Gop preferirebbe avere un candidato che non si intrometta nelle decisioni delle aziende. Christy Boyd, 55enne elettrice registrata come repubblicana che vive nei sobborghi di Pittsburgh, Pennsylvania, ha le idee chiare su come dovrebbe agire un conservatore: “Non ti piace la Bud Light? Non comprarla”, dice riferendosi alla pubblicità con un’attivista trans finita nella bufera. “Se non ti piace quello che fa la Disney non andare nel suo parco a tema. Questa non è una responsabilità del governo”.

Omicidi e altri problemi

Il messaggio è chiaro e si rifà a una lunga tradizione del pensiero conservatore americano: il governo, soprattutto quello federale, deve impicciarsi il meno possibile nella vita delle persone, nel lavoro e nel business. Tranchant il giudizio di un’altra elettrice, l’82enne Lynda Croft che vive a Winston-Salem nella Carolina del Nord. “Chi si preoccupa dell’ideologia woke non è in linea con il resto della società”. Per Lynda il dilagare delle policy liberal nelle scuole può essere arginato da famiglie e genitori, i problemi sono altri. E infatti l’unica cosa che la preoccupa è il tasso di omicidi sempre più alto che registra il suo quartiere.

Eppure i candidati intendono insistere su questo fatto. “Dall’Iowa al New Hampshire rigetto l’idea che la gente pensi si tratti di un tema poco importante”, ha detto DeSantis, “le famiglie mi fermano e per ringraziarmi di quello cheto fatto in Florida”. Effettivamente l’ex avvocato del Jag (la magistratura militare negli Usa) lo scorso novembre è stato confermato alla guida del Sunshine State con un margine di quasi 20 punti anche grazie alle varie leggi anti-woke in materia di gender e insegnamento della teoria critica della razza. Ma il modello Florida, almeno per ora, sembra difficile da esportare.

Mettendo la lente di ingrandimento si scopre ad esempio che le percentuali di chi vorrebbe candidati attenti alla sicurezza delle strade cresce all’aumentare dell’età. Tra gli elettori con più di 65 anni solo il 17% voterebbe un crociato anti-woke come candidato. Un indicatore da non sottovalutare per la truppa che insegue Trump nei sondaggi dato che gli elettori “anziani” rappresentano uno dei segmenti che vota più spesso.

I recenti sondaggi confermano la presa dell’ex presidente sull’elettorato, e soprattutto la debolezza degli altri. Lo stesso DeSantis fatica a rimanere in scia. Come rivelato dal sito The Messanger, il governatore ha sollevato Generra Peck dal ruolo di responsabile della campagna elettorale e l’incarico è passato al suo ex capo dello staff James Uthmeier. Un avvicendamento che arriva dopo un periodo turbolento con il licenziamento di un terzo del suo staff. Una tegola arrivata dopo che uno dei donatori più grossi della sua campagna elettorale, l’imprenditore alberghiero Robert Bigelow ha deciso di non appoggiarlo più perché non abbastanza “moderato”. Anche se in passato si era detto a favorevole delle sue politiche anti-woke.

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