I deliri estivi dell’Arcigay, la crociata contro la strada dedicata al playboy “Zanza”: “Rimini deve liberarsi di questo mito”

da Il Secolo D’Italia – In questa estate rovente in cui si discute di scontrini e fidanzamenti platealmente rotti non poteva che essere degno di attenzione un argomento pruriginoso come quello di una via da intitolare a Rimini al playboy Maurizio Zanfanti, per tutti “Zanza”, il re dei vitelloni della Riviera romagnola. Morto nel 2018, a 63 anni, mentre era in compagnia di una ragazza di 23 anni. Giusto o no celebrare le gesta erotiche di un tombeur de femme?

La notizia della sua  morte fece il giro d’Italia e d’Europa arrivando fino in Svezia, terra di conquista di Zanza negli anni ’80. La sua carriera di playboy è cominciata negli anni ’70, quando lavorava per la discoteca Blow up. Poi tanti altri locali, a partire dallo Chic, l’avventura a Cervinia con il locale Garage gestito insieme ad alcuni amici.



E ogni sera, d’estate, una collezione di conquiste. Zanza vantava di aver amato tra le 150 e le 200 donne a ogni stagione e di essere andato a letto con migliaia di turiste nella sua vita.  «Tutta promozione per la Riviera  – raccontò  in un’intervista al Resto del Carlino – penso di averne fatta molta più io che cento agenzie».

Il Corriere della sera ha dato conto della polemica ferragostana. C’è chi considera il Zanza «un benefattore», come l’architetto Luca Tausani, creatore di discoteche. E chi assicura che una via è troppo poco, come scandisce Giuliano Lanzetti, figlio di Walter, il padrone del Blow up, il piccolo night dove lavorava Zanza. “Ha dato un contributo fondamentale. Non solo nei suoi trent’anni di attività: ancora oggi registi, documentaristi e inviati mi chiamano per farmi raccontare la storia di Maurizio. Gli venga dedicata una statua o un busto, sono pronto a pagarla di tasca mia, da erigere nella nuova rotonda di Bellariva che è ancora senza nome”.



L’Arcigay non è d’accordo. Quello del playboy «è un mito da cui Rimini deve staccarsi». Peccato, argomenta sulla Stampa Elena Loewenthal, in fondo un tributo a un uomo che era simbolo di allegria e spensieratezza non sarebbe una cattiva idea. E lo scrive condannando il puritanesimo che ormai troppo serpeggia in Italia. Così come si va diffondendo sempre di più l’ideale dell’amore fluido.

Non a caso tempo fa, nel 2021, una petizione circolò contro la statua giudicata “sessista” di Marilyn Monroe a Palm Springs: una scultura che immortala l’attrice così come appare nel film “Quando la moglie è in vacanza“, con la gonna sollevata dal vento nella metropolitana di New York. Erotismo gioioso come quello del Zanza? Niente affatto: la cancel culture nutrita di pensiero gender ci vede un tributo al sessismo. Di qui la polemica, che anima anche queste giornate riminesi. Nulla di più di una fiammata ferragostana ma in ogni caso significativa del clima culturale del nostro tempo. Troppo puritano ma soprattutto troppo incline alla polizia del pensiero.

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