Gli americani si sono stufati di Zelensky, vacilla il supporto all’Ucraina: i sondaggi che preoccupano Biden (e Kiev)

Da Inside Over – Scricchiola la coalizione occidentale che supporta l’Ucraina contro l’aggressore russo. La controffensiva di Kiev cominciata in tarda primavera stenta a produrre risultati significativi e il conflitto è ormai una guerra d’attrito e di trincea.

Oltre ai mancati progressi sul campo di battaglia a preoccupare il presidente ucraino sono i segnali interni che arrivano dagli Stati Uniti, il suo più importante alleato. Il Washington Post riporta le valutazioni degli 007 americani secondo i quali l’esercito di Volodymyr Zelensky non riuscirà a riprendere il controllo della città di Melitopol, un obbiettivo necessario per spezzare il corridoio terrestre che unisce la Russia alla Crimea.



Non può essere considerato un semplice caso che le fonti d’intelligence abbiano voluto far trapelare queste indiscrezioni esplosive su uno dei principali quotidiani Usa.

Ancora più allarmante è poi il sondaggio condotto nelle scorse settimane dalla Cnn. Secondo l’emittente televisiva il 55% degli intervistati è contrario all’approvazione da parte del Congresso di ulteriori fondi a sostegno dell’Ucraina mentre il 51% afferma che gli Usa hanno già fatto abbastanza per aiutare Kiev.



All’inizio dell’”operazione militare speciale” il 62% degli americani affermava che gli Stati Uniti avrebbero dovuto fare di più per supportare il paese aggredito, una percentuale che oggi è scesa al 48%. Un altro dato significativo che emerge dall’indagine della rete all news è il calo nella percezione della minaccia da parte dei cittadini americani. Un anno e mezzo fa il 72% riteneva la guerra nell’Europa dell’est una minaccia alla sicurezza nazionale, oggi ne è convinto solo il 56%.

Il sondaggio della Cnn non sarà sfuggito all’attenzione di Zelensky e dei suoi consiglieri. Il sostegno dell’opinione pubblica occidentale sin dall’inizio delle ostilità il 24 febbraio è stato fondamentale per garantire un continuo afflusso di soldi e armi a favore della resistenza ucraina. Il rallentamento dell’economia mondiale e l’inflazione non ancora sotto controllo unitamente al protrarsi di un conflitto del quale non si intravede la fine stanno mettendo ora a dura prova lo spirito di solidarietà e vicinanza manifestato nei confronti del popolo ucraino.

Non vacilla per il momento il sostegno del presidente americano Joe Biden che ha già chiesto al Congresso altri 24 miliardi di dollari di aiuti per Kiev, in aggiunta agli oltre 113 miliardi stanziati sino ad ora. Zelensky ha però ben chiaro che le elezioni nel 2024 in America e in Europa ridefiniranno gli assetti della coalizione occidentale. Lo scenario peggiore è quello che prevede un ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Se Biden promette aiuti “sin quando sarà necessario” il milionario afferma di essere in grado, se rieletto, di porre fine al conflitto “in un giorno”.

Raramente la politica estera è decisiva nelle elezioni presidenziali Usa ma, come ricorda il settimanale Newsweek, nel 2004 il dibattito sulla guerra in Iraq fu un tema chiave della campagna elettorale che garantì a George W. Bush un secondo mandato. Nel 2024 potrebbe accadere qualcosa di molto simile. La distanza tra i democratici e i repubblicani sui temi di politica interna si conferma anche sui temi di politica internazionale. La visione di Biden a favore di un’America più interventista è auspicata da Thomas Graham, esperto di affari russi, che sostiene come il presidente Usa non possa “lasciare che l’Ucraina venga sconfitta. Se questo è uno scontro tra democrazia e autocrazia non possiamo permettere agli autocrati di prevalere”.

La teoria delle relazioni internazionali di Trump riassunta dallo slogan America first ha attecchito nel partito repubblicano e anche l’altro candidato alla nomination del Gop Ron DeSantis ha manifestato un marcato disinteresse per una guerra vista come estranea agli interessi degli Stati Uniti. Vladimir Putin ne è consapevole e sa che il tempo gioca a sfavore dell’Ucraina. Nel frattempo, Kiev e Mosca continuano a combattere aspettando il voto degli elettori americani non solo sul loro prossimo presidente ma anche sulle sorti di un conflitto che ha riportato morte e distruzione in Europa.

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