Accordo Roma-Tirana, ora i clandestini minacciano la violenza: “Troveremo il modo di sfondare il cpr”. Ma l’Albania non è l’Italia

Da Il Giornale – La notizia degli accordi tra Italia e Albania è rimbalzata fino alle coste nordafricane da dove partono i migranti. E la delocalizzazione non è piaciuta a molti. Le proteste che si sollevano dal nord Africa indicano che il lavoro fatto da Giorgia Meloni e dal governo sta andando nella giusta direzione: l’immagine dell’Italia come Paese di Bengodi si sta offuscando per i migranti.

Sarà dura per i nostri soldati“, è il commento di chi intuisce la fine della pacchia con i centri dislocati in Albania. Per anni il nostro Paese è stato considerato alla stregua di una cuccagna, e per certi versi lo è stato, come dimostrano le chat dei migranti dove si disquisiva di alti stipendi, strategie per non essere espulsi, lamentele sulla qualità del cibo, l’esiguità del pocket money e la scarsa qualità degli abiti forniti.



I primi a lamentarsi della strategia intentata dal governo Meloni per ottimizzare tempi e strutture di accoglienza sono state proprio le Ong che operano in mare per il recupero dei migranti. Eppure, per loro non dovrebbero esserci cambiamenti, visto che l’obiettivo dichiarato è quello di condurre quelli che chiamano “naufraghi” in un porto sicuro.

L’Albania è un Paese civile, sicuro e in lizza per entrare a far parte dell’Unione europea, quindi le proteste delle Ong devono sicuramente pescare da ragioni sconosciute. Tanto più che i migranti da loro raccolti continueranno a sbarcare nel Paese di richiesta porto, pressoché sempre l’Italia. Ma ora anche dall’altra parte del Mediterraneo si alzano le prime voci di scontento.



Che Dio ci aiuti…“, è l’implorazione dei migranti in attesa di imbarcarsi in una carretta del mare pronta a dirigersi verso le coste italiane. “L’Albania è un Paese povero, gli albanesi vanno in Francia o in Germania per vivere“, si legge ancora in uno dei commenti dei futuri migranti critici verso gli accordi.

Ma non tutti sembrano aver capito quale sarà lo scopo di tali centri, perché, probabilmente a causa della cattiva informazione di una diffusa e distorta propaganda secondo la quale l’Italia sarebbe pronta a portare in Albania tutti i migranti recuperati in mare, anche quelli raccolti dalle motovedette tunisine o libiche. Impossibile capire quale sia la genesi di questa falsa informazione che si è diffusa capillarmente in molti gruppi di discussione.

Ma c’è anche chi ha colto perfettamente il senso della misura: “Quindi si va in Albania solo con le motovedette italiane e non con le Ong“. Una considerazione che potrebbe aprire a nuovi scenari nel prossimo futuro, quando l’accordo sarà operativo al termine della realizzazione dei centri nelle zone individuate.

Ma i più arditi si dicono pronti ad agire nel caso in cui dovessero essere portati in Albania e a eludere i controlli per girare liberamente in Europa. “Se la gente attraversa il Messico per arrivare negli Stati Uniti, niente è impossibile. Se Dio ci darà la grazia troveremo il modo di sfondare il centro di detenzione“, scrive uno dei tanti. Una dichiarazione di intenti che restituisce perfettamente l’idea di ciò che sono i presupposti di chi si imbarca.

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